Je suis Charlie, ma non con Salvini e Le Pen

par Francesca Barca
giovedì 8 gennaio 2015

 
La tragedia avvenuta nella redazione di Charlie Hebdo ci ha lasciati tutti senza parole (tranne Salvini e la Meloni, ma tant'è). Ho passato la giornata a pensare a cosa abbiano potuto provare le vittime: la paura, l'incredulità... Sei al lavoro, magari stai ridendo (perché sicuramente nella redazione di Charlie Hebdo si rideva) e entra un commando armato. E ti ammazza. E basta, finisce lì, in un secondo. Delle vite, delle famiglie, dei progetti, un giornale. 
Non ho nulla da aggiungere rispetto a quello che è stato scritto, né la presunzione di fare analisi, non ne ho le competenze. Sono d'accordo con quanto detto da Gennaro Carotenuto o su Libernazione, sicuramente
 
Ma sento il bisogno di condividere un paio di riflessioni. 
 
"Mi raso i baffi"

1. Continuo a leggere, ancora troppe volte, che Charlie Hebdo era il giornale che "faceva satira sull'Islam". Non lo si può certo negare, ci andavano giù spesso e ci andavano giù pesante. Questa definizione però ci sta facendo molto comodo: siamo tutti d'accordo nello schierarci con i compagni di Charlie Hebdo, perché a tutti piace perculare il Corano, così nel frattempo possiamo vomitare frasette su quanto gli immigrati ci portano via le case popolari, il lavoro, le donne, la macchina e magari la voglia di vivere.

Un bel fronte democratico che va da Calderoli a Ferrara, passando per Renzi e Gasparri. Tutti lì a dire "Je suis Charlie" per difendere la libertà di espressione in nome dell'Europa democratica, liberale e, soprattutto, cristiana. 

No, io non sono Charlie Hebdo se i Salvini di turno fanno parte dello stesso gruppo. Perché sono sicura che i valori che voglio (vorrei?) difendere non sono né quelli suoi, né dei suoi elettori. 
 
"Le Pen, il candidato che vi assomiglia"

Charlie Hebdo rideva di tutti. E sarebbe bello che oltre a condividere le immagini di Maometto, pensassimo a quelle sulla religione cattolica, o sul Papa. O a quando Marine Le Pen era nuda in apertura, o a Le Pen e agli elettori del Front National rappresentati come una merda, sì una gigantesca merda. Per questa immagine Salvini direbbe "je suis Charlie Hebdo"? O si schiererebbe per il suo diritto di parlare? 

 
Personalmente non ho sempre amato le vignette di Charlie Hebdo sull'Islam, ma anche in generale. E non perché non fossero divertenti. Lo erano, spesso. Ma perché trovo che il clima che stiamo respirando in Europa da qualche anno a questa parte sia islamofobo, prima che qualcos'altro. E ora mi fa paura (e intendo veramente paura) vedere i Salvini di turno (come lo fece Calderoli a suo tempo) che sbandierano la satira sull'Islam in nome dei valori dell'Occidente (cristiano) che a loro piace tanto. Ora che succede?
 
2. Non siamo tutti Charlie Hebdo, perché quelle vignette le stiamo usando per puntare il dito. E lo facciamo in due modi: le condividiamo in smacco all'Islam ("ah, guarda questi che non hanno senso dell'umorismo), o per sbandierare la nostra libertà: "A me questa vignetta non piace, ma non ho problemi a condividerla". Prima del 7 gennaio 2015 l'avresti condivisa? Ti faceva ridere? 
 
3. Ci rivolgiamo con arroganza alla comunità islamica (quale?) chiedendo una presa di posizione che riteniamo ci sia dovuta. Chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri vicini di casa, ai nostri colleghi, e perfino ai musulmani di tutto il mondo, di chiederci scusa per l'omicidio di 12 persone a Parigi. Perché ce lo devono? Perché sono ospiti? Chi si deve scusare sono i fascisti che quell'omicidio l'hanno compiuto, pensato e commissionato, i cui legami, senza fare gomblotti, sicuramente vanno molto al di là del verduraio sotto casa nostra. 
 
L'Europa non è "l'Europa solo cristiana" e la sola risposta, per me sensata, a un attentato come questo è quello di riconoscerci nei valori che Charlie Hebdo rappresenta: laicità, indipendenza, libertà, uguaglianza e senso dell'umorismo, anche. 
 
4. Hanno ammazzato Charlie Hebdo. La violenza fisica, umana e simbolica di questo omicidio ce la porteremo dietro tutti. E la pagheremo tutti, in termini di controllo e di libertà. La lotta al terrorismo, che ha come ancella l'islamofobia che rigurgiatiamo da anni su tutto il continente, ci chiederà dei sacrifici. E se ci sembra che riguarderanno solo i mussulmani ci sbagliamo. Aumentano i controlli, i servizi di intelligence hanno più potere. E noi glielo daremo, in nome della lotta al terrorismo e della nostra sicurezza. 
 
Siamo tutti Charlie Hebdo solo se siamo disposti a farci perculare, parecchio. E a riderci sopra. E soprattutto non dare in pasto ai governi o alle istituzioni le nostre libertà, a rivendicare il diritto di non farci controllare, e a difendere il diritto nostro e dei nostri vicini, amici, parenti, di tutti gli uomini, a non essere controllati. Perché se non tocca oggi a noi è solo una questione di fortuna. E di tempo. 
 
E questo cosa vuol dire? Perdere tempo, informarsi, fare attenzione a cosa stiamo regalando ai governi in termini di dati personali, di libertà pubbliche e private; controllare quali libertà abdichiamo, come e perché. Questo richiede tempo, attenzione e resistenza. 
 

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