J’accuse al Mattino di Napoli

par Ettore Scamarcia
sabato 27 dicembre 2008

Il Mattino, ma anche tanti altri quotidiani italiani, dovrebbero rivedersi la massima di George Orwell: La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.

Ecco un quotidiano vicino al potere, come tanti d’altronde: Il Mattino. A Napoli è chiamato "’O giurnale d’e pagnuttiste". Da tempo, come nel resto d’Italia, ha abdicato alla funzione di corretta informazione. La causa va ricercata nelle proprietà dei giornali, dove quasi sempre comandano grossi gruppi industriali e politici. CIR (La Repubblica), Caltagirone Editore (Il Mattino, Il Messaggero, il Leggo), Fiat, Benetton, Italcementi, Mediobanca (Corriere della Sera) ecc.
In Italia il conflitto d’interessi è diventato tabù: chi ne parla è un traditore della patria e un sovversivo. Perchè non parlano dello stravolgimento dell’articolo 283 del Codice penale, della vera natura dei CIP 6 agli inceneritori, dei capi d’imputazione che gravano su una buona fetta del Parlamento, della vera storia che ha visto vittima De Magistris.

Questa non è libertà di stampa se il diritto di esprimere opinioni viene dato solo a chi possiede un cospicuo conto in banca.

Questione Chiaiano: il Mattino più volte elogia, come in quest’articolo, la realizzazione della discarica, dando ampio risalto alle conclusioni dei tecnici di Bertolaso e censurando quelle dei tecnici di parte. Siamo arrivati a dicembre e improvvisamente, nonostante i carotaggi affidati alla ditta Tecno In abbiano dato esito positivo, saltano fuori 10mila tonnellate di amianto, per giunta disperse nell’ambiente durante i lavori. Se invece di pubblicare i soliti dispacci ufficiali i giornalisti del quotidiano avessero fatto un giro nei dintorni o avessero riferito fin da subito dei conflitti d’interessi fra l’Arpac e la società Ibi gestore dell’invaso, probabilmente la gente non sarebbe tanto disinformata.


Questione Berlusconi: inutile fare commenti. Qui il racconto del Mattino di una delle tante visite a Napoli.

Questione proprietà del giornale: il Mattino appartiene alla Caltagirone editore. Francesco Gaetano Caltagirone è uno dei più famigerati costruttori d’Italia. Possiede la Cementir, quarta azienda in Italia nel campo dell’edilizia e numerosi altri quotidiani. E’ anche secondo azionista della Banca Monte dei Paschi di Siena (nonchè Vicepresidente). Dunque la stragrande maggioranza delle testate italiane è di proprietà di gruppi industriali e politici. Come si può allora garantire una giusta libertà di stampa e pensiero? Infatti il Mattino si prodiga non solo nel lanciare invettive contro qualsiasi sorta di opinione contrastante le decisioni del governo ma addirittura scrivendo articoli che assicurano ai cittadini che non viviamo in un regime, quasi a volerci tranquilizzare del fatto che, nonostante non possiamo più scegliere i candidati, svolgere dei referendum, partecipare alla vita pubblica, non viviamo all’ombra di un governo autoritario. 

Questione tifosi napoletani in trasferta a Roma: il Mattino è uno dei primi quotidiani che infama la tifoseria partenopea in occasione della partita contro la squadra capitolina. Basandosi su nessuna prova (come tutto il mainstream mediatico) se non su un foglio di carta recante il comunicato di Trenitalia riguardo presunti scontri avvenuti in stazione, della cui veridicità di contenuti la Procura dubita fortemente, scrive a caratteri cubitali che i Napoletani non meritano trasferte, che è giusto punirli, sposando così fin da subito la linea dura del ministro leghista Maroni. In seguito si scoprirà che era tutto fumo negli occhi.

Un giornale troppo vicino al potere, di qualunque colore esso sia. Non ha uno schieramento politico preciso: si "arrangia". A seconda del governo, sia esso di sinistra o di destra, adeguerà la propria linea editoriale. E intanto le verità da raccontare rimangono solo per pochi eletti su Internet e non sulla carta stampata. Il Mattino dica ad esempio che il proprietario Caltagirone, che tra l’altro ha insediato nel cda del quotidiano un buon numero di parenti, è uno dei principali indagati nella scalata Unipol alla Bnl.


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