Italiani a dieta...

par Paolo Borrello
venerdì 15 luglio 2011

Il “caro-benzina” tiene alti i prezzi alimentari e costringe una famiglia su tre a tagliare sul carrello della spesa. I primi dati relativi al 2011 segnalano, infatti, una flessione del 3,6% dei consumi alimentari, che segue il trend negativo già registrato lo scorso anno.

Ma non è la materia prima agricola a “pesare” di più: sugli aumenti al supermercato incidono soprattutto le spese di trasporto, visto che i prodotti, dal campo alla tavola, viaggiano su strada nell'85% dei casi. Lo afferma la Cia -Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi dall'Istat. “L'impennata di benzina e gasolio a giugno (rispettivamente più 11,9% e più 14%) continua quindi a infiammare i listini al dettaglio e spinge in alto l'inflazione” spiega la Cia. “La conseguenza più immediata del rialzo dei prezzi alimentari è la “dieta” a tavola per oltre il 30% delle famiglie - aggiunge la Cia -. Gli italiani modificano il menu quotidiano e rinunciano a frutta (meno 8,7%), pesce (meno 7,5%), pane (meno 7,1%), formaggi (meno 6,3%), carni rosse (meno 5,1%)”. “Ma gli effetti del ‘caro-petrolio’ si fanno sentire anche sull'agricoltura. Solo a maggio le imprese del comparto hanno dovuto fare i conti con rincari del carburante superiori al 5%. In pochi mesi - osserva la Cia - il gasolio agricolo è, infatti, passato da 50 centesimi a più di un euro al litro”.

“Per le imprese - dice la Cia - si tratta di un incremento insostenibile, visto che il gasolio è molto importante nel settore: non solo è necessario per il riscaldamento delle serre ma per l'alimentazione dei mezzi meccanici, a partire dai trattori. E si fa indispensabile proprio in questi mesi in cui ci sono le operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta”. “Se continua così - conclude la Cia -c'è il rischio che a fine 2011 l'intero mondo agricolo sia costretto a sostenere un costo aggiuntivo di oltre 2 miliardi di euro, determinato proprio dai rialzi dei prodotti petroliferi. Con il fondato pericolo che migliaia di imprese, non riuscendo più a sostenere i costi, possano uscire dal mercato”.


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