Italia: la situazione è grave e non esistono soluzioni

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 10 agosto 2018

 

 

Sono al governo da circa tre mesi. I sostenitori di Lega e M5S continuano, imperterriti, con la solita solfa: “Facciamoli lavorare, aspettiamo”… Ci si deve chiedere quanto tempo dobbiamo essere disposti ad aspettare, dal momento che l’Italia non si trova in una condizione che permette attese di lunga, ma anche di media, proporzione.

Le cose non fatte prima, gli errori realizzati in precedenza, non possono continuare ad essere la scusante per chi al governo è attualmente o lo sarà domani: siamo in una situazione di emergenza e da molto tempo, non possiamo permetterci attese, errori, omissioni e mancanze.

Servirebbe un governo capace di rinstaurare un sistema politico reale, e non questi sistemi politici irreali che ormai da anni di politica hanno solo nome e facciata. D’altronde, è noto a tutti ormai come questa nazione sia stata mal gestita e fatta a pezzi dai vari governi in carica. Siamo alla canna del gas, e non ci serve un governo a cui dar tempo per risanare almeno un poco la situazione generale.

Ci vorrebbe un pool di esperti, ma di esperti veri. Ci vorrebbero persone in grado di riaprire un dialogo con la UE ma anche col resto dei governi mondiali da cui dipendiamo in maniera forte, economicamente e per ciò che riguarda le decisioni politiche nazionali che, sempre più spesso, derivano non da ragionamenti politici italiani, quanto da accordi e misure e progetti dettati da agende internazionali. Sbaglia chi pensa che ciò che accade in Italia derivi esclusivamente dall’intelletto di chi governa la nazione: costoro palesano una totale non conoscenza delle dinamiche di politica ed economia internazionale.

Ora, tornando al tema centrale: può il popolo italiano dar disponibilità di tempo al governo recentemente insediato? La risposta è solo una: no. La ragione è semplice: troppi danni sono stati arrecati nel tempo dalla collettività politica contro la collettività rappresentata dal popolo italiano. E questi danni, sia chiaro a tutti, sono stati resi possibili proprio dal popolo italiano, che ha perso da anni e anni la capacità di guardare alla realtà e di ribellarsi all’oppressione della corruzione e della mala gestione della nazione.

Oltretutto, i segnali di risanamento dei guai creati dai precedenti governi non ci sono: quelli del M5S hanno recentemente respinto un emendamento avanzato da LeU per la reintroduzione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori – eppure il M5S in campagna elettorale prometteva di reintrodurlo – il governo ha appena bloccato 1,6 miliardi di euro che erano stati assegnati a oltre 360 Comuni per lavori di risanamento delle periferie, e molti di questi comuni sono grandi città italiane.

Non basta: in campagna elettorale, i 5 Stelle si dichiaravano nemici di misure come i voucher lavoro. Erano “precarizzanti” dicevano, bisognava cancellarli. Poi, eccoli salire al governo, e ad ampliare addirittura il raggio di possibilità di applicazione, aumentandone addirittura la validità, dai precedenti 3 agli attuali 10 giorni. Il mondo imprenditoriale ringrazia. Confindustria anche, e pochi italiani sanno come Confindustria, per ogni governo in carica, sia molto più importante dei diritti dei lavoratori, che non comandano certo sul potere delle industrie...

Danni che si sommano ai danni. E sono passati solo circa tre mesi. L’unico punto saldamente tenuto fermo dal governo in carica, appare essere l’ostruzionismo contro l’arrivo dei migranti: d’altronde chiudere i porti, persino alla Guardia Costiera Italiana, fa tanta scena e seda molti animi incazzati.

C’è però da fare un distinguo. Un conto è la situazione dell’Italia come nazione, che resta comunque a sedere tra i grandi del mondo. Un conto è la situazione strettamente relativa alle politiche sociali ed economiche, e quindi relative alla condizione della popolazione. E’ su questo tipo di politiche che l’Italia sta andando totalmente a ramengo, e serve – come ho già ribadito più volte – una fretta notevole, e non certo l’attesa speranzosa di un’intera legislatura.

E’ anche vera un’altra cosa: essendo interconnessi a livello internazionale, e dovendo realizzare misure che riguardano la società civile nella sua globalità secondo parametri di politica ed economia internazionali che non presuppongono il miglioramento della condizione delle popolazioni – basterebbe studiare un poco i trattati internazionali di commercio e sistemi politici come Tisa, Ceta e del TTIP - non è possibile sperare che vi possa essere qualcuno in grado di spaccare questa organizzazione politico-economica che ci domina tutti, e non può esser modificata. Non è che manchi il personaggio-chiave, manca la volontà a livello internazionale.

Di conseguenza, seppure è vero – ed è palese – che nessuno può trarci fuori dai guai, sempre peggiori, cui andremo incontro, non è però ammissibile che un popolo non abbia mai un moto di ribellione contro tutto questo.

In molti dicono: “E’ inutile, comandano loro”. Si, è vero: ma non provare a ribellarsi, rende complici.


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