Italia in recessione. Le colpe di Monti

par Cesarezac
lunedì 24 settembre 2012

Questo è il titolo di un articolo che si legge sul Corriere della Sera di martedì 12 giugno a firma Stefania Tamburello. Recentemente il Presidente USA Barack Obama in un incontro alla casa Bianca ha suggerito al prof. Mario Monti di preoccuparsi prioritariamente di crescita e sviluppo. In data 30 aprile scrivevamo su AgoraVox in un articolo titolato "Che cosa è lo spending review": “La spending review non è la panacea capace di risolvere i nostri problemi; tutt’altro, li aggrava. Se il denaro non circola, non c’è consumo, non c’è produzione, non c’è lavoro. La spending review Monti la sta facendo fare agli Italiani e, come volevasi dimostrare, il risultato è recessione! Recessione è esattamente il contrario di crescita e sviluppo”.

In data 3 aprile, sempre su AgoraVox, scrivevamo: “Prof. Monti, è vero, Lei ha raccolto i consensi delle lobby della finanza internazionale, ma ha drenato fino all’ultimo spicciolo di euro dalle tasche degli Italiani, condannandoli alla recessione che è il contrario della crescita”. In seguito il Professore ha tirato fuori dal cappello l’IMU, un’imposta, imposta con una tale complessità da richiedere corposi manuali di istruzione, assembramenti di cittadini esasperati ai CAF. Un’imposta vissuta come un’odiosa supposta. In sostanza, la maggior parte dei cittadini italiani, il cui grado d’istruzione tra l’altro è ai minimi termini, per pagare questo tributo è stata costretta ad avvalersi di studi commercialisti o di patronati. S’intende, a pagamento. Una tassa sulla tassa.

Il grado di pressione fiscale sopportato come sempre dai soliti noti, che sono la spina dorsale del Paese e che praticamente lascia indenni i ricchi sempre più ricchi, sta distruggendo quello che rimaneva di un apparato produttivo di piccole e medie imprese con il prevedibilissimo corollario di fallimenti, perdita di posti di lavoro e persino una drammatica sequela di suicidi. Ebbene, a fronte di un prezzo così cruento, le entrate fiscali stanno diminuendo assai significativamente. Siamo al fallimento di un governo e del Paese. Certo, il professor Monti si presenta bene, dispone di una dialettica convincente, tutte qualità che paragonate all’esagerata esuberanza, anche di stile di Berlusconi, spesso enfatizzata a dismisura dai suoi numerosi denigratori appaga l’emotività della gente. Non può però appagare le persone razionali, pragmatiche per le quali la politica non è semplicemente gossip, pettegolezzo, ma attiene alla rotta che il timoniere di turno deve assegnare alla nave Italia. La Costa Concordia diretta a velocità folle verso le scogliere del Giglio ha avuto la ventura di non affondare perché adagiatasi su quegli stessi scogli che gli avevano squarciato la fiancata. Monti Schettino, dove ci sta conducendo? Ci vorrebbe far credere che sta aggiustando i conti, ma sicuramente ci sta conducendo alla rovina.

Monti ha dilapidato un capitale di opportunità irripetibile. Quando fu nominato Presidente del Consiglio, il Paese era come anestetizzato, era disposto ad accettare da lui la medicina più amara. Egli aveva il dovere di varare senza indugi quelle riforme che al governo precedente non furono consentite da un’opposizione irriducibile e fors’anche da una qualche mancanza di coraggio e di determinazione: prima fra tutte la riforma dell’apparato giudiziario, conditio sine qua non per l’economia del Paese. Che cosa potevamo aspettarci da un personaggio che appartiene al mondo della grande speculazione finanziaria, al mondo di Goldman Sachs, di Morgan Stanley di JP Morgan, un mondo di parassiti uniti tra loro da patti scellerati, il mondo delle agenzie di rating che sono vere e proprie associazioni di truffatori così come recentissimamente è stato accertato dal Tribunale di Trani?


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