Israele fa strage e ne incolpa l’Iran e il Libano

par Mazzetta
lunedì 16 maggio 2011

Dice Netanyahu (nella foto) che l'esercito israeliano ieri ha ucciso qualche decina di palestinesi e ne ha feriti parecchi altri per difendere i sacri confini e la propria sovranità, anche se i confini in questione non appartengono affatto ad Israele, ma a zone che occupa militarmente da decenni, come nel caso delle alture del Golan che appartengono alla Siria e sono occupate da decenni per la "sicurezza" d'Israele secondo la retorica ufficiale di un paese che è l'incontrastata potenza militare dell'area e che dalle zone occupate trae l'acqua per l'agricoltura e le piscine degli israeliani benestanti più che la sicurezza da attacchi impossibili, visto che i vicini non hanno nemmeno eserciti moderni degni di questo nome.

Dice Israele che i palestinesi uccisi sono "infiltrati", gente che voleva entrare in Israele per fare chissà cosa, anche se marciavano in corteo ed erano disarmati. Dice Israele che il suo è un uso legittimo della forza, anche se per disperdere i dimostranti non sono nemmeno stati usati i lacrimogeni, ma si è proceduto subito ad aprire il fuoco con proiettili da guerra sulle manifestazioni. 

Tutte affermazioni ridicole e incredibili, sulle quali è arrivata come sempre e come la ciliegina (doppia) sulla torta un "ufficiale anonimo" dell'IDF che ha accusato l'Iran di aver organizzato le proteste e ha affermato che i dimostranti uccisi da Israele in territorio libanese sono in realtà stati uccisi dallo stesso esercito libanese. Secondo l'IDF gli israeliani hanno sparato in aria e alle gambe dei dimostranti, i libanesi invece hanno sparato nel mucchio. Il che non spiega come siano morti i palestinesi altrove dove non c'era ombra, secondo lo stesso esercito israeliano, di soldati libanesi o di altri paesi. Se non basta domani un altro "ufficiale anonimo" proverà a spiegare come gli iraniani abbiano costretto le armi dei bravi soldati israeliani a sparare da sole e a fare una strage.

Perché sparare su dei civili disarmati e ucciderli è un crimine anche se stanno tentando di violare i confini. È impressionante come la retorica di Netanyahu sia sovrapponibile a quella di Ben Alì, Mubarak, Gheddafi, Assad e a quella del tiranno del Bahrein. Stesse frasi, identica arroganza per affermare il diritto a uccidere chiunque, anche con mezzi pacifici, contrasti o contesti politiche criminali come quelle delle dittature arabe o come l'occupazione e la colonizzazione sempre più asfissiante della Palestina. Il populismo nazionalista è una brutta bestia e da tempo si sta nutrendo di quel che di buono c'è nella società israeliana, ormai ostaggio d'estremisti nazionalisti e di fanatici religiosi e razzisti inclini alla strage.

Le stragi di oggi sono una chiara provocazione nei confronti della rinnovata unità palestinese, perché è chiaro che se i palestinesi reagiranno alla violenza con la violenza, la propaganda filoisraeliana griderà all'attacco a Israele e alla minaccia alla sua stessa esistenza da parte dei "terroristi". Un film già visto e venuto a noia, prevedibile come la coazione a ripetere dei grandi criminali di stato quando vedono minacciato il loro potere.


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