Iraq 2003: il grande errore americano

par Nicola Lofoco
venerdì 6 marzo 2015

Sono giorni di guerra. Giorni in cui questa parola sta tornando prepotentemente alla ribalta dopo che dalla fine della guerra fredda tutto si aspettavano la "fine della storia", come se il mondo andasse verso un periodo storico kantiano di “ pace perpetua”. In realtà siamo andati verso la creazione di un mondo sempre più complesso, diviso, dove le diseguaglianze si sono accentuate in maniera drammatica. Un mondo dove non vi è nessuna reale ridistribuzione della ricchezza e dove le guerre continuano non solo a proliferare ma anche a mietere vittime innocenti. 

Tutto quello che accade oggi in Iraq e Siria, ormai in preda alle violenze ed alle follie dello Stato Islamico, ne è la conferma totale. A questo punto è necessario dare una risposta ad un punto interrogativo messo nero su bianco da tutte le vittime innocenti che ci sono state in quelle due nazioni: chi potrà intervenire e fermare queste sciagurate mattanze? Dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, avvenuto esattamente ventiquattro anni fa, ci siamo tutti abituati, quasi assopiti, sul fatto che gli Stati Uniti sarebbero rimasti per sempre il grande gendarme mondiale.

Lo stato più ricco e militarmente più avanzato del pianeta, che in quel momento stava imponendo il suo modello sociale a tutto il mondo, non poteva essere altro che l’unico ad assolvere questo gravoso compito. Ma il fallimento americano non solo nella salvaguardia del pianeta ma anche negli equilibri economici e sociali è sotto gli occhi di tutti. Stiamo vivendo un momento particolarmente tragico: guerre che continuano perennemente a cui gli Stati Uniti non sembrano poter fornire una soluzione. In realtà, se avessimo voluto applicare sempre il diritto internazionale, ogni decisone sarebbe dovuta essere presa nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Nel 2003, però, tutto questo non è stato fatto, perché gli americani hanno deciso di attaccare l’Iraq senza il consenso delle Nazioni Unite. Una decisione gravissima, che ha contribuito ad alimentare polemiche contro gli americani che si giustificavano in maniera spocchiosa parlando di “guerra preventiva" e “lotta al terrorismo”. Ma di terrorismo ancora oggi in tutto il mondo ne abbiamo ancora tanto, forse troppo. Il paese a stelle e strisce, quello sempre visto come il paradiso, dove la fortuna ed il denaro ti accecano mentre cammini per le strade delle sue grandi città, ha fallito clamorosamente in tutto.

Non dimentichiamo che le fortune del fondametalismo islamico in tutto il medio oriente sono inizate con quella sciagurata guerra, sbagliata in tutto e per tutto, quando si è deciso di attaccare Baghdad e la sua terra. Una guerra che ha provocato un enorme dissesto geopolitico in tutta la regione mediorientale. L'Occidente deve perciò ora svegliarsi ed è ora che pensi bene a quali sono le conseguenze delle scelte di politiche internazionali che si fanno. E' l'ora di pensare a nuovi equilibri geopolitici e di assumersi le proprie responsabilità senza più contare sull'unilateralità degli Stati Uniti. Le decisoni sono ora difficili e spesso possono essere catastrofiche. Rimediare a devastanti errori può essere spesso impossibile e il tutto può segnare inevitabilmente in peggio il futuro dei nostri figli.


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