Iran, accordo sul nucleare: chi ride e chi piange

par Fabio Della Pergola
venerdì 3 aprile 2015

Così l’accordo, alla fine, pare che ci sia e che sarà ratificato.

L’Iran esce di slancio dall’area asfittica e demonizzata del regno del Male dove era stato confinato appena Khomeini aveva soppiantato lo Scià e diventa, se non proprio un amico, un rispettabilissimo signore in giacca e (si fa per dire) cravatta, con cui sorseggiare (si fa per dire) un drink e discutere seriamente di affari.

Il Piccolo Satana israeliano è costretto a - definizione di Repubblica - “ruggire” impotente, mentre l’ex Grande Satana americano sorride compiaciuto e, per autodefinizione, saggio: ha portato a casa una prospettiva di pace e il premio Nobel guadagnato da Obama senza fare niente, ora potrebbe cominciare ad avere un senso.

A leggere i primi resoconti, sembra proprio che si tratti di un buon trattato.

Riduzione del 66% delle capacità di arricchimento dell’uranio, soglia al 3,75% dello stesso arricchimento - ben al di sotto della percentuale utile per usi militari - quantitativi di uranio arricchito contingentati, chiusura della maggior parte delle centrali, stretta sorveglianza di quelle attive da parte dell’AIEA e totale eliminazione del plutonio. Che cosa si può volere di più?

Un possibile uso militare dell’energia atomica sembra scongiurato almeno per i prossimi dieci anni. Ogni attività è seriamente limitata ad un, legittimissimo, uso civile; non poteva essere che così dal momento che l’Iran aveva sottoscritto (a differenza di Israele, ma anche di India e Pakistan) il Trattato di non proliferazione atomica.

Ma, mentre la Corea del Nord aveva stracciato quello stesso trattato, che aveva anch’essa sottoscritto, rendendosi così colpevole agli occhi del mondo, l’Iran ha da sempre sostenuto di agire correttamente all’interno dei suoi limiti: cioè di agire da sempre in ambito finalizzato ad usi civili, non militari.

Se fosse stato vero, come si affannavano a spiegare i tanti avversari di Israele, non si capirebbe una virgola di questo lungo braccio di ferro, né del declamato successo di una trattativa estenuante; oltre che di anni di pesanti sanzioni economiche che il popolo iraniano ha dovuto sopportare.

Evidentemente non era poi così vero e i dubbi occidentali erano più che fondati (sui resoconti degli ispettori dell’AIEA) e il clamore israeliano non era dopotutto segno dell’isteria di un guerrafondaio a tutti i costi, ma i timori reali di chi si sentiva al centro del mirino nucleare.

Qui stava infatti il punto del disaccordo e dello scontro politico non solo con Israele, ma anche con le monarchie del Golfo - sauditi in testa - con la Turchia, con l’Egitto e, ovviamente, con il mondo occidentale.

E qui, per i governanti di Gerusalemme (ma anche di Ryad, del Cairo, di Istanbul) sta ancora il busillis: se Teheran ha mentito per anni fino a costringere il mondo ad una trattativa penosa ed estenuante, perché mai ci si dovrebbe fidare da qui in avanti? Darà davvero libero accesso ovunque agli ispettori dell'Agenzia atomica dell'ONU? Non sposterà le centrifughe disattivate in qualche sito segreto dove ricominciare ad aumentare le percentuali di arricchimento?

Domande legittime dopotutto; se uno ha mentito finora perché mai non dovrebbe rifarlo?

Lo stato ebraico è stato nel mirino degli ayatollah fin da quando uno dei massimi esponenti del regime dichiarò che era così piccolo che sarebbe bastata una sola bomba per farlo scomparire. Definizione certo non lontana dal vero: Israele è poco più grande della Lombardia e per metà desertico; basta una bomba piazzata dove si concentra la maggior parte della popolazione e lo stato degli ebrei sarebbe olocaustizzato.

Ma Israele ha la possibilità di rispondere ad un eventuale attacco con una capacità di reazione terribilmente pericolosa per Teheran e altrettanto devastante. Il problema di Israele in realtà potrebbe non essere davvero uno scontro nucleare, né, quindi, un'eventuale arma atomica nelle mani dell’Iran, quanto la sua area di influenza allargata fino ai propri confini senza più alcun ostacolo.

Sono piuttosto gli stati arabi sunniti ad avere i maggiori timori: l’influenza iraniana sul Medio Oriente è cresciuta inesorabilmente nel tempo fino a espandersi con la caduta di Saddam Hussein e il passaggio di Baghdad nella sfera di egemonia sciita. Nonostante il regime siriano sia barcollante - è di questi giorni la caduta nelle mani del Califfato del campo profughi palestinese di Yarmuk, che si trova a soli otto chilometri dal centro di Damasco - l’area di influenza di Teheran si espande dal cuore dell’Afganistan fino alle sponde libanesi del Mediterraneo.

Ed è destinata a crescere, dopo la firma definitiva dell’accordo sul nucleare prevista per giugno, ma anche prima dal momento che gli USA hanno un estremo bisogno di qualcuno che faccia il lavoro sporco sul terreno intervenendo contro l’ISIS, cosa che né loro né i turchi né gli arabi hanno alcuna voglia (o interesse) di fare.

Il nuovo “amico” invece non vede l’ora e, con l’ombrello politico fornito da Obama, potrebbero decidersi a muoversi con maggiore baldanzosità contro il Califfato sunnita per salvare il soldato Bashar al Assad e per dare fiato alle fedeli truppe di Hezbollah, ma anche per far capire ai curdi quali sono i loro (stretti) limiti, per ridimensionare le mire del neo sultano di Istanbul, per dare un monito molto severo ai sauditi, già impegnati contro i ribelli sciiti nello Yemen, cioè a sud, ben lontano dalle pianure della mezzaluna fertile.

I sauditi però hanno finanziato generosamente, ai suoi tempi, il programma atomico del Pakistan ed ora potrebbe essere arrivato per loro il momento di riscuotere quei dividendi. Un supporto tecnologico e strategico pakistano - o banalmente qualche testata nucleare già bell’e pronta - farebbe di Ryad la terza potenza nucleare del vicino oriente.

Potrebbe essere l’inizio di una escalation capace di portare nella famiglia degli stati nuclearizzati a stretto giro di posta anche Turchia ed Egitto.

Rigorosamente “per usi civili” s’intende. Almeno per ora.

 

Foto: Pascal/Flickr


Leggi l'articolo completo e i commenti