Iran, a un passo dalla rivoluzione?
par Francesco Rossolini
martedì 16 giugno 2009
Nonostante gli sforzi del governo Iraniano e delle autorità religiose di riportare l’ordine e la disciplina, nel paese le manifestazioni di protesta divengono sempre più imponenti e prossime dal coinvolgere diversi milioni di persone.
Tutto ha avuto inizio con le elezioni presidenziali di venerdì 12 giugno, quando il presidente in carica Ahmadinejad è stato rieletto presidente con 22 milioni di voti ovvero il 63% delle preferenze dei votanti. Tale risultato essendo assolutamente maggioritario non prevede neanche la necessità di fare un ballottaggio con il secondo candidato presidente, il moderato Moussavi, che ha ottenuto 11 milioni di preferenze.
Pertanto Ahmadinejad è stato rieletto formalmente presidente per i prossimi quattro anni, ma Moussavi ed i suoi sostenitori hanno denunciato gravi brogli elettorali tali dal rendere perlomeno l’esito elettorale nullo. A questo punto il miniostro dell’interno ed i guardiani della rivoluzione hanno negato, almeno inizialmente i brogli stessi, ed hanno intimato alla folla inferocita di tornarsene a casa ed alla stampa di “occuparsi di altro”.
Le cose non sono andate come sperato dalle autorità Iraniane e la folla è cresciuta a dismisura giorno dopo giorno mostrandosi sempre più determinata a contestare la legittimità di queste elezioni.
Anche la stampa locale ed internazionale, nonostante intimidazioni non di rado pesanti e il frequente sequestro dei materiali video, non ha ceduto ed il mondo ha visto come l’Iran ha represso e reprime i manifestanti; nel sangue e con inaudita violenza.
Moussavi non cede e dopo aver chiesto alla massima guida spirituale del paese di annullare le elezioni è sceso in piazza con più di due milioni di persone.
La parte più conservatrice, tradizionalista, antioccidentale e contraria ad ogni sorta di riforma del paese può contare su un ben organizzato esercito e su molti paramilitari che cercano di disperdere i manifestanti ma la scintilla della rivoluzione è molto vicina al far esplodere gli animi da troppo tempo repressi ed assoggettati degli Iraniani “moderati”.
Sembra evidente che buona parte degli Iraniani non si senta per nulla rappresenta da Ahmadinejad e che non sia disposta a tollerare la sua dura politica di assoluta chiusura al mondo occidentale ma anche al mondo arabo più evoluto economicamente.
Ci sono forze propulsive enormi in Iran rappresentate da giovani, da donne stufe della condizione di semischiavitù a cui sono assoggettate, da intellettuali contrari alla repressione culturale e dagli imprenditori che non possono tollerare l’isolamento commerciale a cui la politica del governo li costringe.
Fatto certo è che ci troviamo in presenza della più grande protesta dal 1979 e che una nuova rivoluzione sembra veramente ad un passo.