Intervista d’addio per Berlusconi che sembra sempre più solo

par Fabio Chiusi
venerdì 8 luglio 2011

Da giorni i retroscenisti politici descrivono il Cavaliere come sempre più solo, isolato, ininfluente. Lui, il «dittatore», in balia delle correnti di partito, dei penultimatum della Lega, dei capricci dei Responsabili diventati «Popolo e Territorio». Soprattutto, delle agenzie di rating e dell’Europa. E a vederlo impegnare il proprio tempo in una presentazione del libro su Domenico Scilipoti, verrebbe da crederci. Stanco, sempre sul punto di addormentarsi, costretto a mandare in scena un copione sempre uguale, Berlusconi dava davvero un’impressione di solitudine. Che poi è il destino che attende i leader carismatici quando perdono il carisma.

Poi esce l’intervista su Repubblica, e la sensazione trova esplicita conferma. I leghisti? «Dove vuole che vadano». Tremonti? «Anche lui, dove va?». Perché, lo dice chiaramente, «Tutti quelli che si staccano fanno una brutta fine». Come Fini e Casini, aggiunge. Eppure, più che una prova di forza sembra la rassegnazione di un coniuge stanco che, dopo tanti anni di matrimonio, ricorda all’altro che è troppo vecchio per costruirsi un’altra vita da solo. Che, in altre parole, non ci sono alternative: siamo costretti a sopportarci. È esattamente la parola che Berlusconi usa nei confronti di Tremonti: «lo sopporto». Anche se «pensa di essere un genio e che tutti gli altri siano dei cretini». Anche se invece di parlare agli elettori, «parla solo ai mercati».

Così è emblematico che, in un’intervista che lascerà il segno per aver disegnato il futuro secondo il Cavaliere (Angelino Alfano presidente del Consiglio, Gianni Letta presidente della Repubblica), a colpire sia invece tutto il passato che logora e appesantisce quella visione. Tutta quella inevitabilità che il futuro, come per ogni umana circostanza, saprà spazzare via con un pugno indifferente di caos e imprevisto.


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