Iniziamo malissimo: Schifani commemora Borsellino

par freesud
giovedì 16 luglio 2009

Il 19 luglio si avvicina. Dopo 17 anni i morti di via D’Amelio attendono ancora che sia fatta vera giustizia. Le carte processuali, i pentiti, i depistaggi, le omissioni e i buchi neri parlano chiaro. Ci fu una collaborazione tra Cosa Nostra ed entità esterne. Fu una strage di Stato. I mandanti veri rimangono a volto coperto. L’agenda rossa è l’arma di ricatto che governa il paese.

Loro, i politici, sorvolano. Commemorano e volteggiano intorno alle bare. Si riempono la bocca di brani scelti dalle parole di Paolo cercando di calare il sipario sulle tombe dei martiri. Provano a sigillare quelle casse vuote. Il signor Renato Schifani ricorda solo alcune parole di Paolo.

Con una scelta, a mio avviso, strumentale sostiene che secondo Borsellino "il giudice deve non solo apparire ma soprattutto essere imparziale, senza mostrare mai all’esterno le proprie ideologie". Parole sante. Sarebbe interessante, però, che il signor Schifani, eminente gerarca del PDL, ricordasse al popolo italiano l’insegnamento di Paolo maggiormente disatteso dalla classe politica italiana. Ignorato dal partito di Schifani, dai suoi alleati e da se stesso:



Insegnamento di Paolo Borsellino ignorato dai politici
 
"L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perchè ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati."

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