Inizia la de-berlusconizzazione dell’Italia

par Voltaire
giovedì 1 dicembre 2011

Il governo Monti non ha generato solamente una politica più seria e competente nell’affrontare “la questione Italia” a scapito degli spot e degli annunci, ha provocato anche una serie di epifenomeni che segnano plasticamente la nuova epoca in cui in breve tempo siamo stati catapultati.

Sentire Silvio Berlusconi che dice di voler tornare ad essere a tempo pieno il Presidente del Milan; vedere Augusto Minzolini che fa i capricci affinché non gli venga tolto il suo Tg1; ascoltare le parole della neo Ministro della Giustizia che al Senato indica come priorità l’emergenza carceri e non la guerra ai giudici politicizzati; avere un Ministro degli Interni che non passa metà del suo tempo a rivendicare la secessione di una terra inesistente (la Padania) come faceva il suo predecessore; rilevare le difficoltà del giovane Alfano alle prese con la dissoluzione del carisma del Capo. Fino a poco tempo fa sembravano tutte cose impensabili.

Accendere la televisione e notare che il Parlamento non si divide più sull’ennesima legge ad personam, sull’ultimo conflitto di attribuzione o sul probabile nuovo condono - come recitava un vecchio spot di una nota carta di credito - non ha prezzo. Forse tra un po’ di giorni le forze politiche incominceranno a confrontarsi (e perché no) a scontrarsi di nuovo. Ma lo faranno su temi veri: la patrimoniale, la riforma del mercato del lavoro, le pensioni, le nuove misure per la crescita. E’ questa la Democrazia ed il gioco maggioranza-opposizione.

Leggittimo impedimeno, lodo-alfano, processo lungo e prescrizione breve saranno (o alemno si spera) un lontano ricordo. Ora possiamo accendere la televisione e non vedere il solito berlusconiano che attacca la Costituzione, la Corte Costituzionale, e tutte le istituzioni, italiane ed europee. Un tempo uniche colpevoli del nostro disastro.

Ora possiamo cambiare canale senza vedere l’ennesimo dito medio alzato di Bossi e l’ultimo escamotage partotiro dal pool di avvocati dell’ex Presidente del Consiglio. Ora possiamo aprire il giornale senza leggere l’ultima sparata dell’ex ministro Calderoli (che voleva portare i Ministeri al Nord, anche se sempre a Roma sono restati). Ora Sallusti, Feltri e Belpietro tirano meno fango sugli avversari politici, per il semplice fatto che quelli che un tempo erano nemici ora sono quasi amici. O compagni della stessa maggioranza.

Ora possiamo aprire un sito online senza verificare l’arroganza di Tremonti, Brunetta e Sacconi. Ora il governo ha delle vere donne a presiedere ruoli cruciali. Paola Severino, Elsa Fornero, Anna Maria Cancellieri sono state scelte per il loro meriti e per la loro esperienza. Al di là di quello che faranno hanno già vinto, perché sono riuscite ad affermarsi in un Italia chiusa e maschilista, e segneranno un nuovo inizio. Mara Carfagna,Michela Vittoria Brambilla, Giorgia Meloni, Stefania Prestigiacomo, Maria Stella Gelmini e Daniela Santanche’ in precedenza erano state nominate in virtù della loro immagine e della loro fedeltà al capo. Ma è storia di un’altra epoca. Cambiano i tempi e con essi anche i volti. Prima contava solo l'estetica adesso anche la sostanza rivendica il suo primato.

In questo clima mutato, meno tirnanneggiato dalla vulgata leghista il Presidente della Repubblica ha trovato il coraggio per avanzare una proposta sensata sulla cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Le polemiche sul tema non sono mancate, ma almeno il problema è stato affrontato da tutti gli organi d’informazione.

Mentre ancora non si è visto nessun Giovanardi, Quagliariello o cardinale della curia romana pontificare sulla cultura della morte, quando è stata resa nota la notizia della scomparsa di Lucio Magri, avvenuta nella civilissima Svizzera ricorrodendo ad un suicidio assistito, come successe per il caso Englaro. Forse oggi Il Vaticano più temporale e mondano è meno forte di un tempo. Avevano ragione quanti nei mesi scorsi dicevano che qualsiasi risposta alla crisi passava per il superamento del precedente governo.

Lo spread non è calato, ma almeno non sale più, la borsa ha ripreso fiato, l’italia è riammessa nei consessi internazionali, si parla di come evitare le recessione e di come riformare il nostro Stato, finalmente qualcosa di concreto. Se Monti fallirà siamo sicuri toglierà il disturbo, non si ostinerà per mesi in un interminabile accanimento terapeutico.

La deberlusconizzazione del Parlamento è a buon punto quando sarà completata la deberlusconizzazione del paese, l’Italia potrà incominciare a vedere la fine del tunnel. Forse non dipenderà solo da noi, ma il nostro l’avremo fatto. 


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