Inizia il ramadan, ma cos’è?

par Bernardo Aiello
martedì 25 agosto 2009

In questo periodo ricorre il Ramadan.

Il Ramadan è uno dei mesi arabi, mesi diversi dai nostri perché solari, ossia di ventotto giorni. I mesi arabi scorrono rispetto all’anno seguendo le fasi lunari e passando dalla stagione calda alla stagione fredda e viceversa; perciò il Ramadan può capitare in estate oppure in inverno.
 
Anche i giorni arabi sono un poco diversi dai nostri: essi sono una alternanza di giorni e di notti, che cominciano e finiscono quando, presi in mano due pezzi di stoffa, uno bianco ed uno nero, l’occhio umano non distingue più alcuna differenza di colore, alla sera, ovvero comincia a distinguerle, al mattino (ovviamente senza luci artificiali).
 
Insomma, gli arabi riferiscono lo scorrere del tempo al sole, che genera l’alternanza di giorni e di notti, ed alla luna col succedersi delle sue fasi. Il precetto islamico di digiuno e di preghiera riguarda il mese di Ramadan, ed in particolare i suoi giorni: durante essi è prescritta l’astinenza dal cibo, dalle bevande e dal fumo.
 
All’arrivo della sera, solitamente viene preparato e consumato un bel bricco di tè caldo, perché il corpo umano non riesce subito a riprendere a nutrirsi liberamente. Poi, durante la notte, ciascuno è libero di bere, di cibarsi e di fumare.
 
E se il Ramadan capita d’estate, il problema principale per il fedele osservante è la sete, mentre se il Ramadan capita d’inverno, il problema principale è la fame. Invero questo precetto non ha validità rigorosa nell’Islam: ne sono esonerati anziani, bambini, ammalati, etc.; ad esempio, chi non sta bene, non lo segue. In ogni caso, dopo mezzogiorno, il lavoro viene spesso sospeso, soprattutto se esso è manuale: il Ramadan è un mese di orario di lavoro ridotto.
 
Non è questa l’unica causa di alterazione del ritmo di lavoro occidentale da parte della religione islamica: tutti i giorni, quando il muezzin chiama alla preghiera, le attività si fermano per consentire ai fedeli di recarsi alla moschea e di pregare; e questo succede all’alba, al tramonto ed altre tre volte durante al giornata. Inoltre, come universalmente noto, il giorno festivo arabo è il venerdì (per gli ebrei è il sabato).
 
Armonizzare tutte queste differenze non è facile, ma non è neanche impossibile: è solamente necessario parlarsi e capirsi; e rispettarsi reciprocamente. Ad esempio è necessario rifuggire da stupide castronerie in stile marce dei protestanti nord-irlandesi o dall’indossare magliette con su disegnate vignette anche solo potenzialmente offensive della religione islamica.
 
L’esempio da seguire ci viene dalle svedesi, le quali, in zone a prevalenza islamica anche del loro Paese, evitano il topless. In queste zone il rispetto dei mussulmani imporrebbe di astenersi dal bere e dal fumare in pubblico di giorno durante il Ramadan.

Riguardo i costumi da bagno realizzati secondo le esigenze dei mussulmani, le aziende manifatturiere della Brianza farebbero a studiarne il modello ed a proporli
: i potenziali clienti, a questo mondo, sono oltremodo numerosi. Come sono numerosi i consumatori di birra analcolica, solitamente di produzione svizzera.
 
Strano a dirsi, la cosa più complicata da combinare è il rispetto del giorno di riposo settimanale: nei Paesi, in cui convivevano pacificamente mussulmani, cristiani ed ebrei, si finiva per fare un week-end lungo tre giorni. Recentemente la Tunisia, paese a forte vocazione turistica, ha cambiato i suoi due giorni del riposo settimanale da giovedì-venerdì a venerdì-sabato, e ciò per evitare costi ed inconvenienti nelle transazioni internazionali per la lunga sospensione di quattro giorni su sette alla settimana. E ciò sempre, non solo durante il Ramadan.

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