Indignados: offro il petto al piombo degli immancabili attempati giovanilisti

par Michele Mezza
venerdì 14 ottobre 2011

Perché trovo che la manifestazione e la piattaforma politica degli indignados italiani sia fasulla e non porti da nessuna parte.

Non sono d'accordo per nulla con l'ispirazione e le premesse della manifestazione convocata a Roma il prossimo sabato dai cosidetti indignados all'italiana.

Credo che aver individuato la Banca d'Italia come bersaglio prioritario, in questo contesto, sia peggio di un crimine come avrebbe detto Talleyrand, sia un errore politico.

Mettere nel mirino Draghi significa, infatti, deresponsabilizzare completamente la politica a cominciare dal governo proprio quando, per fortuna, la politica torna ad essere elemento abilitante sul mercato economico globale.

Secondariamente alzare la polemica contro le banche centrali e di conseguenza con la BCE, significa sparare sull'unico rimasuglio di governo europeo contestato non a caso dalla destra più isolazionista ed autarchica. Siamo ancora sulla scia di quei beoti che nel '98 sfilarono a Seattle insieme alle lobby agricole e industriali americane ed europee contro la liberalizzazione degli scambi che loro chiamavano globalizzazione.

Oggi dobbiamo parlare chiaro ai giovani: il loro nemico è chi vuole privilegiare le pensioni agli investimenti sul sapere e sulla competitività del paese.

Il loro nemico è chi è nostalgico di un welfare della paralisi che non farebbe fare al paese un salto in avanti.

Il loro nemico è una classe dirigente che non vuole crescere perché non vuole perdere il controllo sulla stagnazione.

La Banca d'Italia ha mille colpe, ma diverse da quelle oggi imputate: è stata troppo protettiva e corporativamente subalterna ai giochi della politica sulle banche.

Oggi ci vuole una manifestazione che metta in campo chi vuole competere senza compatibilità o prudenze.

Oggi ci vuole una liberalizzazione selvaggia del mercato con un grande protagonismo sociale di chi pensa che la cooperazione e la solidarietà sono fattori di sviluppo e non doti umane.

Sabato non sarò accanto ad insegnati e figli della borghesia impiegatizia che vogliono difendere stipendi a pensioni senza chiedere selezione e competizione. Non ci sarebbe il Gramsci che chiedeva di studiare più del padrone o il Marx che pensava di dover battere il capitale cognitivo che avrebbe superato la fabbrica.

Il resto sono rantolii corporativi da abitanti delusi del centro storico di tutte le città Italiane.

 

Credits Foto: Campania su web


Leggi l'articolo completo e i commenti