Incisività del dissenso e originalità nel consenso, questa la forza di Renzi

par Giuseppe Iaconis
venerdì 4 luglio 2014

Dopo una fase di incertezza, alla fine Matteo mi ha convinto. Se alle prossime elezioni riuscirà a resistere alle “sirene” dei vecchi volponi della politica e dei “mercenari” a loro vicini, cambierà davvero l’Italia.

Nel nostro paese è in atto una vera e propria “rivoluzione democratica” che, nel rispetto del dettato costituzionale, sta finalmente introducendo sullo scenario politico una modalità di formazione del consenso completamente nuova rispetto al passato e molto simile a quella delle più importanti democrazie del mondo.

No, non mi riferisco alle strategie di Beppe Grillo che sanno tanto di stantio: la generalizzazione, la banalizzazione, la demonizzazione e, soprattutto, l’attacco all’Ue e alla sua moneta non rappresentano nulla di nuovo sullo scenario politico. Si tratta del solito vecchio (e in qualche frangente persino stucchevole) cavallo di battaglia di tutti i movimenti politici di protesta, i quali faticano oltremisura ad allestire una proposta.

Mi riferisco invece all’iniziativa di Matteo Renzi, il quale, nonostante qualche evidente errore sul piano della tempistica politica, ha puntato tutto su un nuovo modo di costruire il consenso, basato essenzialmente su un’interlocuzione diretta ed immediata con i cittadini e non con gli “intermediari” della politica (forse sarebbe più corretto dire mercenari), i quali, invece, vengono finalmente e chiaramente bypassati. Si tratta di personaggi inquietanti sempre pronti a vendere al migliore offerente i loro pacchetti di voti in cambio di potere, favori, privilegi per gli amici (gare di appalto pilotate, nomine, concessioni, ecc.). In questo ambiente sordido e immorale si muovono con destrezza da decenni affaristi, speculatori, faccendieri, banchieri, finanzieri e persino gente in odor di mafia. Questa ristretta cerchia di individui rappresenta una sorta di agenzia di intermediazione che si frappone tra i politici più importanti (desiderosi di voti ad ogni costo) e gli strati di popolazione più bisognosi che, sbagliando, barattano il loro voto in cambio della speranza, quasi sempre vana, in un futuro migliore.

Il modo in cui un politico ottiene i voti non è irrilevante. Non basta raggiungere un certa percentuale per poter governare efficacemente. La pianificazione di un’incisiva azione politico/amministrativa non può fare a meno di un consenso che nasca dal basso, dalla gente, che non sia il frutto di raggiri, pressioni, promesse ingannevoli. Affinché questo si possa realizzare è indispensabile che il politico abbia come interlocutore privilegiato il cittadino e non gli “intermediari della politica”. Mettere insieme i voti, uno ad uno, sulla base della condivisione di un progetto in grado di porre davvero al centro dell’agire politico il bene comune è indispensabile per allestire una valida azione di governo. Solo una politica non ricattabile può dare vita ad un esecutivo libero da condizionamenti, efficace e finalmente capace di eliminare tutte quelle incrostazioni che impediscono al sistema paese di progredire ed uscire dalla palude. Fino a quando il consenso passerà per il filtro dei gruppi di potere tutto ciò sarà irrealizzabile.

La bravura di Renzi sta proprio in questo. Se alle prossime elezioni riuscirà a resistere alla “sirene” dei vecchi volponi della politica e dei “mercenari” a loro vicini potrà davvero cambiare l’Italia.

 

Photo: Palazzo Chigi, Flickr

 


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