Incendio nel lager della vergogna

par Emiliano Di Marco
mercoledì 8 giugno 2011

Durante la scorsa notte, nel CIE di Santa Maria Capua Vetere (CE), si è sfiorata la tragedia in un vasto incendio, durante una ennesima e violenta repressione delle proteste degli immigrati, da parte di agenti della polizia in assetto antisommossa.

"Nient'altro, per tutto ciò che c'è al mondo, se non la lingua del passato. La lingua del presente si è ridotta alle parole per questa cupa fortezza."
    C. Wolf, "Cassandra"

 
SANTA MARIA CAPUA VETERE - I movimenti antirazzisti campani lo stavano denunciando da mesi: la situazione nella caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere stava diventando esplosiva. Le inidonee e degradanti condizioni della tendopoli allestita nello spiazzale antistante la caserma, circondata da una recinzione interna e da mura alte sei metri, proprio a fianco del carcere militare, nel quale sono invece rispettati standard europei di detenzione, sono condizioni peggiori di una detenzione carcerario-manicomiale e rischiano di spingere i detenuti (che non hanno commesso nessun reato) ad atti di autolesionismo, pericolosi tentativi di fuga o rivolte disperate.
 
Condizioni che fanno pensare a un lager. La caserma, diventata sulla carta Centro di Identificazione ed Espulsione, “ospita” attualmente solo 102 profughi tunisini. Dopo le proteste dei primi giorni, quando vi furono deportati all'interno un migliaio di persone (la struttura potrebbe detenere fino a 1200 immigrati) obbligati a stare giorno e notte in tende che arrivano ad contenere fino ad oltre dieci persone.
 
L'11 maggio scorso, la Commissione diritti umani del Senato, presieduta dal senatore Pietro Marcenaro, ha condotto una visita ispettiva ed ha così descritto nella relazione le condizioni del campo:
Al centro di un cortile assolato, delimitato da una doppia recinzione, sono state sistemate 25 tende. Ogni tenda ospita circa 4 migranti. Al suolo sono stati stesi materassi. Le reti sono state rimosse dopo la fuga di fine aprile. In una tenda sono risultati 6 materassi. I servizi igienici si trovano al di fuori delle recinzioni, ad alcune centinaia di metri, e questa situazione è stata segnalata come particolarmente gravosa da parte dei migranti. Oltre alla inadeguatezza dei servizi igienici, i migranti si sono lamentati per il caldo all'interno delle tende, la mancanza di telefoni pubblici e la scarsa possibilità di movimento.

Per evitare fughe, gli “ospiti” del campo sono stati privati delle reti e i materassi sono stati sistemati sul terreno e la pioggia abbondante di pochi giorni fa li ha inevitabilmente inzuppati d'acqua. L'unica ombra è fornita dalle tende e c'è solo da immaginare cosa significhi con temperature che superano i 40 °C.
 

Allo stato attuale possono entrare nella struttura solo gli avvocati accreditati, mentre il personale (non addestrato) della Croce Rossa ha dovuto lasciare il posto a quello (non addestrato) della Protezione Civile, in attesa dell'espletamento del bando (per un costo di 40 euro al giorno ad “ospite”) che assegnerà la gestione ad un ente fino a dicembre, un business valutabile in circa 10 milioni di euro.
 

Intanto un interprete della Croce Rossa è stato dovuto allontanare e risulta indagato dopo la denuncia di due detenuti per aver millantato l'ottenimento del permesso di soggiorno in cambio di denaro (400 euro e un oggetto d'oro).
 
In poco meno di sessanta giorni i medici intervenuti per i profughi ospitati nel campo hanno avuto a che fare soprattutto con casi di fratture e forti contusioni agli arti. Negli ultimi giorni ci sono stati alcuni gravi atti di autolesionismo, un cittadino tunisino è stato ricoverato dopo aver bevuto candeggina. Altri si sono procurati ferite da taglio col vetro, che in un caso è stato ingerito per protesta da un profugo.

L'episodio più grave è accaduto però la scorsa notte quando si è sfiorata una tragedia che ha ricordato a molti antirazzisti casertani il rogo del ghetto di Villa Literno del 1994. 

Secondo la ricostruzione effettuata per telefono dai profughi all'interno del campo (vedi il video a in fondo all’articolo) la tensione è stata innescata quando uno dei reclusi ha saputo della morte di suo fratello in Tunisia e si è sentito male. Gli altri connazionali lo hanno condotto all'uscita della gabbia che circonda la tendopoli pretendendo che fosse curato fuori dall'Andolfato, ma quando hanno visto la reazione della polizia (sarebbe stato maltrattato, preso e trascinato per le braccia) sarebbe scoppiata una protesta. 


La polizia addetta alla sorveglianza del campo ha effettuato una carica con caschi, scudi e manganelli, sparando lacrimogeni, una scena che si è ripetuta diverse volte in queste settimane. Le detonazioni dei lacrimogeni CS sarebbero, secondo i profughi, la causa del principio d’incendio che si è propagato rapidamente tra le tende. Alle 4 del mattino, nel pieno del caos, è dovuto intervenire il Questore di Caserta per accertarsi della situazione.

Al di là dell'episodio in sé, molto grave, che denota l'assoluta inidoneità della struttura, denunciata anche da alcuni sindacati di Polizia, dall'ASL, dalle associazioni e da alcune istituzioni, resta l'amarezza per il trattamento di cittadini che fino a pochi mesi fa venivano salutati da tutti i media occidentali come i militanti della "dignità prima del pane", capaci di abbattere una tirannia democratica che durava da venti anni. Attraversato incolumi il cimitero del mediterraneo, sono poi diventati diversi e invisibili. Ospiti sgraditi. Sequestrati per giorni su navi militari e centri privi di status, nell'illegalità e nell'indifferenza più totale.
 
Stanotte non c'è scappato il morto per miracolo. Ma cosa succederà quando i giudici dovranno decidere per la proroga della detenzione per coloro entrati in Italia dopo il 5 aprile, per i quali è previsto solo l’allontanamento dal territorio nazionale?
La scadenza guardacaso è proprio il 20 giugno, giornata internazionale del rifugiato.
 
A noi intanto non resta che apprezzare questo monumento alle frontiere europee. Un pò déplacé, come si conviene, anche perché collocato in una provincia dove lo Stato non riesce ad affermare la legge tra gli italiani, figuriamoci se è interessato a diventare un modello di accoglienza e di rispetto delle regole per i cittadini del mondo, quelli che sognano la libertà, quella vera.





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