Inaspettatamente Giorgio Napolitano fa un favore a Beppe Grillo (ma anche ai Radicali, ai Verdi, al Pdci)

par Voltaire
venerdì 14 dicembre 2012

Nonostante le varie contumelie catapultate settimanalmente da Beppe Grillo su Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica (che a differenza del comico genovese ha nozioni di scienze politiche e soprattutto di democrazia) sta per fare un grande piacere al Movimento 5 stelle.

Il Capo dello Stato infatti sta sollecitando il governo affinché emani un decreto che cambi le regole per la presentazione delle liste elettorali. Attualmente la legge in vigore prevede che esclusi i partiti già presenti in entrambi i rami del parlamento, i movimenti, per comparire sulla scheda elettorale devono raccogliere 120 mila firme. Qualora le camere vengano sciolte 120 giorni prima della scadenza naturale della legislatura, (entro il 28 dicembre), il totale delle firme è dimezzato. Visti i tempi molto stretti e che le firme devono essere autentificate da un pubblico ufficiale, le 60 mila firme rimangono uno scoglio quasi impossibile da superare per molti partiti, attualmente fuori dal Palazzo.

Le soluzioni a cui starebbe lavorando il governo (e che molto probabilmente verranno presentate al prossimo Consiglio dei Ministri) tramite decreto, sarebbero due: abbassare ulteriormente la soglia a 30mila firme oppure estendere la platea delle liste esentate dalla presentazione delle firme anche a quelle che hanno sul territorio rappresentanti eletti, ad esempio nei Consigli regionali. I partiti che hanno sollevato il problema e che beneficeranno delle norme varate dal decreto saranno tra gli altri Radicali, Verdi, Pdci, e soprattutto il Movimento 5 stelle. Una bella lezione di stile di Giorgio Napolitano e di Mario Monti al duo Grillo-Casaleggio che, oltre a soffiare sul fuoco del populismo, hanno sempre gridato al complotto organizzato dalle Istituzioni ai loro danni.

L’interessamento di Napolitano è stato democraticamente corretto e tempestivo anche se bisognerebbe domandarsi fino a che punto il decreto sia la cosa migliore da fare. La raccolta delle firme è una scrematura necessaria per limitare il numero dei partiti che ambiscono ad accedere al Parlamento, se non vi fosse tale procedura, avremmo schede elettorali di 4mx4m, con 22.000 simboli e 4 milioni di candidati. Allo stato attuale Radicali Verdi e Pdci sono movimenti molto piccoli che difficilmente avrebbero raccolto le 60 mila firme necessarie e ancor più difficilmente raggiungeranno la percentuale del 4% che consente l’accesso alla Camera dei Deputati. Non si capisce quindi perché concedere un’agevolazione a tali liste. Il Movimento 5 stelle invece dovrebbe essere abbastanza grande per camminare con le proprie gambe. Di fronte al 15% su cui si attesta in base a molti sondaggi, la raccolta delle firme da parte di Grillo dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Perché quindi questo favore inaspettato che cambia le regole in corsa?

Nonostante gli aiutini, comunque vadano le cose una forza integra con il M5S che, per esempio, rifiuta i rimborsi elettorali, dovrebbe raccogliere a prescindere le 60 mila firme come prevedono le norme attuali.

Il decreto è un provvedimento che si adotta in casi straordinari di necessità ed urgenza. Attualmente non si ravvisa né l’urgenza di salvare le truppe di Casaleggio e Grillo né la necessità di avere i radicali, i verdi ed i corpuscoli comunisti in Parlamento. Possono benissimo continuare le loro battaglie fuori dalla Camera e dal Senato. A spese loro.


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