In risposta al Forum su “L’Afganistan, la Sharia e le donne”

par Virginia Visani
sabato 25 aprile 2009

Torno nel merito del mio articolo perché dai tanti commenti che ho ricevuto penso di dover chiarire alcuni punti.

In primo luogo: sono una free lance. Ho lavorato per molti anni in passato per i periodici RCS-Corriere della Sera. Tuttavia chi (come Mazzetta) mi attribuisce un’impostazione mentale pilotata e monodiretta sbaglia, perché non sa che cosa significhi crescere con il mestiere che si fa, cercare di migliorarsi sulla base
dell’esperienza, soprattutto interrogarsi sulla giustezza di quello che si scrive. Spesso ho pagato per aver cercato di essere equidistante nel riportare i fatti.
 
 

Karim Metref . E’ vero: Karzai è tornato in Afganistan con l’appoggio degli americani. Si era rifugiato con la famiglia negli Usa negli anni ’90 per sfuggire al regime dei talebani. Dopo l’11 settembre Karzai e i Mujaheddin riuniti a Bonn in Germania si accordarono sul nuovo assetto da dare all’Afganistan. Karzai vinse le elezioni nell’ottobre del 2004 e da allora viene definito “sindaco di Kabul”. Poiché il prossimo mese di luglio si terranno nuove elezioni, si suppone che Karzai, con l’articolo di legge che permette lo stupro maritale, voglia accattivarsi il voto della comunità sciita.

Uomo Libero parla di retorica filo-occidentale. Certo se lui è filo-arabo non lo accuso di retorica. Dico soltanto che non mi sembra opportuno alimentare lo scontro contrapponendo Occidente ad Oriente. Né mi sembra intelligente concludere dicendo: “guardate in casa vostra” che di nefandezze il mondo occidentale ne compie già tantissime: violenza sulle donne, mariti che picchiano le mogli, padri che stuprano le figlie, uomini che molestano le bambine. E’ tutto vero. Ma questo modo di ragionare mi pare che sia già stato indicato con un nome (non bello) ma significativo: benaltrismo. Cioè non rispondere nel merito ma cercando altri argomenti.

 
Nel mio articolo ho voluto sottolineare due punti:
Primo: Il rispetto dei diritti umani è un dovere di tutti noi. E mi sembra giusto che ci si indigni e si protesti ogni volta che questi vengono violati. Alcuni esempi: l’ignominiosa impiccagione di Saddam Hussein, la lapidazione dell’adultera, la fucilazione dell’omosessuale.

 
Non penso si possa esportare la democrazia in nessun modo, né con le guerre né con le imposizione delle nostre leggi nei paesi di cultura e civiltà diverse dalle nostre. Questo sarebbe colonialismo. Concordo con Francesco Rossolini quando dice che l’Islam deve trovare da solo la propria strada. Tuttavia le donne prese a sassate perché protestano contro una legge che viola il diritto alla libertà di ciascun essere umano e che le vuole proprietà privata del marito, vanno difese e sostenute.
 
Secondo punto: Contesto l’applicazione della legge coranica da parte dei musulmani che vivono in Europa, Regno Unito soprattutto, per quanto attiene al Diritto Civile. In altre parole queste comunità non si attengono alle leggi dei Paesi ospitanti che sono per lo più Stati laici ed hanno un proprio diritto di famiglia. Per fare un esempio al contrario: gli italiani migranti negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento e decenni successivi non hanno preteso di imporre, laddove il diritto di famiglia era più avanzato del nostro, la propria legge che contemplava il delitto d’onore, la cosiddetta “fuitina” e considerava divorzio e adulterio come figli del demonio. C’erano, ci sono in Usa le comunità cattoliche con le loro chiese, ma gli italiani erano, sono, sottomessi alle leggi americane.
 
Dunque, perché mai dovrebbero gli islamici che arrivano da noi, pretendere di essere giudicati, per quanto attiene ai reati civili, da tribunali islamici che applicano la Sharia?
 
Per essere più esplicita non mi sembra giusto che nei Paesi ospitanti si applichino le leggi della Sharia. Significherebbe per noi, se ciò avvenisse, abdicare alla nostra legislazione e, dunque, alla nostra identità culturale e religiosa.

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