In coda agli scandali nella sanità in Puglia, l’arresto di Frisullo
par roccob
sabato 20 marzo 2010
Nello scorso gennaio, in seno ad un commento redatto dopo aver preso parte ad una manifestazione del PD a ridosso delle primarie in Puglia, mi sono soffermato sull’accoglienza particolarmente festosa riservata in quell’occasione al già Vice Presidente della Regione Puglia Sandro Frisullo, rimasto come è noto coinvolto, nel luglio 2009, in uno scandalo a luci rosse e, a seguito di ciò, dimessosi dalla carica. Ad un certo punto del testo in riferimento, sono poi passato ad annotare che, stando alle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio dall’imprenditore del settore sanitario Giampaolo Tarantini, implicato di primo piano nella faccenda, Frisullo “in aggiunta ai piaceri sotto forma di escort, avrebbe goduto anche di piaceri sotto forma di tangenti o mazzette, consegnategli in buste gialle, in ascensore, al fine di far accelerare certi pagamenti”, chiosando in conclusione nei seguenti termini: “Frisullo, transeat per i trastulli con Venere, ma per eventuali mazzette proprio no”.
Non vorrei essere stato inconsapevolmente profeta di sciagure, gli è, però, che, giovedì 18 marzo, il politico mio conterraneo è stato ristretto in carcere.
Sia come sia, la notizia dell’arresto mi ha suscitato nell’interiore un senso di rammarico e anche sentimenti di sgomento.
Tanto per essere chiari, restando alle fresche vicende pugliesi, qualcuno dovrebbe spiegare come mai, per quali ragioni, vuoi a Trani, vuoi a Bari, si sia deciso di sollevare il coperchio di determinate, pur indiscutibili, vicende giudiziarie, con l’effetto di far fuoriuscire l’acqua bollente dalla pentola, giusto durante la corrente delicata campagna elettorale e alla vigilia del voto. Non si poteva aspettare una decina di giorni? Incombeva forse il serio pericolo che i buoi scappassero dalla stalla?
Esiste una precisa voce verbale di cui, in qualsivoglia sede e salvo gravi controindicazioni, è talvolta utile e opportuno tenere conto: temporeggiare, che significa ritardare un’azione, nell’attesa di un’atmosfera più favorevole.
Almeno, così la pensa l’autore di queste righe, memore, fra l’altro, che il generale romano Quinto Fabio Massimo, il primo Temporeggiatore della storia, riuscì a prevalere sul ben più forte condottiero cartaginese Annibale.