In Emilia-Romagna la democrazia partecipativa targata Grillo. Intervista a Giovanni Favia
par Lou Del Bello
mercoledì 7 aprile 2010
Alle regionali i grillini hanno avuto risultati strabilianti: puntavano al 3%, hanno ottenuto il 7%. Voto di protesta? Trionfo dell’antipolitica? L’abbiamo chiesto a Giovanni Favia, neo eletto consigliere regionale.
Arriviamo sani e salvi nella saletta di un bar, tavolini vuoti e una signora sorridente che ci serve caffè e tè bollente. Siamo a Bologna, nel cuore della Bolognina, quartiere ricordato per la "svolta" che proprio da queste strade prende il nome e che portò allo scioglimento, nel 1991, del Partito Comunista. A solo vent’anni di distanza, pare di vivere in un altro mondo. La politica non è più oggetto di discussione tra la gente normale. I partiti stanno là, il PD persegue strenuamente la sua "vocazione maggioritaria" puntando al più largo numero di voti e lasciando indietro le idee, il PdL avanza e la Lega fa la parte del leone. Ma da queste regionali è uscito un nuovo vincitore su cui pochi analisti avrebbero puntato: il movimento dei grillini.
In pochi giorni si è passati da una Repubblica che esclude la lista dai sondaggi di gradimento dei propri lettori perché "Ci interessano solo i soggetti che hanno qualche possibilità di vincere", all’acclamazione di tutti i media, che oggi corteggiano Giovanni Favia, l’uomo delle 10mila preferenze personali nel collegio di Bologna, come il personaggio del momento.
Favia è appena tornato da Roma, dove ha partecipato alla trasmissione Tetris, e neppure ha fatto in tempo a scendere dal treno che si è trovato la troupe di una televisione locale ad intervistarlo. Il Carlino gli ha dedicato un’apertura e per tre giorni ha riempito le pagine delle sue foto e dichiarazioni. Eppure, mi dice, "Non siamo rimasti sorpresi dall’ottimo risultato che abbiamo ottenuto, ce lo aspettavamo. Puntavamo alla soglia del 3%, ma sapevamo che l’avremmo ampiamente superata".
Molti dicono che le preferenze raccolte da voi come dalla Lega in Emilia-Romagna sono "voti di protesta". Siete d’accordo con questa definizione? Cosa avete in comune voi e la Lega?
"La Lega ha affrontato apertamente uno dei problemi italiani che non è mai stato preso in considerazione dagli altri partiti, quello dell’immigrazione. In Italia abbiamo avuto un’immigrazione progressiva e tarda rispetto ad altri paesi, e i politici non si sono mai occupati della questione finché lo scontro culturale non è diventato tangibile. A quel punto, la Lega si è inserita in questo "vuoto" politico che evidentemente era molto sentito dai cittadini, anche se affrontandolo in modo discutibile.
Da questo punto di vista, siamo simili: ci concentriamo sui problemi della società e non su quelli interni al mondo della politica. Non ci interessano alleanze o scontri con le altre fazioni, non abbiamo un capitale di voti da gestire ma delle idee da portare avanti. I politici sono dei dipendenti pubblici, siamo i co.co.pro (contratto a progetto, ndr) dei cittadini. Tutto quanto guadagnano i nostri consiglieri eletti in regione, me compreso, viene girato al movimento che ci ritorna uno stipendio fisso, sufficiente per mantenerci nell’esercizio della nostra attività politica.
Per quanto riguarda il voto di protesta, credo che questo non si esprima nella preferenza a nostro favore ma piuttosto nell’astensione. Con proposte chiare e una gestione partecipata ci siamo guadagnati la fiducia di chi non credeva più nella politica, abbiamo riportato le 161mila persone che ci hanno votato alle urne con un sorriso, senza più turarsi il naso. Insomma, il voto dei nostri elettori è stato un gesto consapevole: come si faccia a definire questo ’antipolitica’ non lo capisco proprio".
Passate le elezioni e raggiunto questo importante traguardo, è ora di cominciare a lavorare. Quali sono di preciso i vostri metodi, come gestirete l’attività politica?
"Come abbiamo sempre fatto: scrivendo progetti di legge e sottoponendoli alla giunta regionale. Questi progetti saranno il frutto della partecipazione di tutti i cittadini che vorranno dire la loro attraverso internet. Per questo la prima cosa che vogliamo realizzare è un portale tramite cui mettere in pratica quell’idea di trasparenza e democrazia "dal basso" che ci contraddistingue. La caratteristica principale del nostro movimento, infatti, è proprio quella di creare una società diversa a partire dalle idee di tutti i cittadini, che possono votare e modificare i progetti di legge tramite il nostro blog o le assemblee, dettando davvero l’agenda politica e il modo in cui le questioni vengono affrontate".
Abbiamo un’intera legislatura per scoprire se questo nuovo modo di fare politica funzionerà davvero. I successi ci sono stati, e hanno colto molti di sorpresa. Ma la vera prova di forza per i grillini sarà il momento in cui cresceranno al punto da doversi confrontare con questi vertici che attualmente vogliono e possono tenere a distanza. Con un 7% è possibile realizzare una politica diffusa, locale, avere il polso del territorio. Già con il doppio, molti degli elettori cominceranno a tracciare la croce sulla scheda senza avere davvero la possibilità di essere ascoltati direttamente, di contare qualcosa. In fondo, ai grillini piace definire la loro azione come proveniente dal basso, il che implica inevitabilmente una direzione comune alla dimensione verticistica, una tensione verso "l’alto".
Internet, assicura Favia, dimostrerà che invece una partecipazione diretta è possibile anche su larga scala, sgretolando l’attuale struttura a piramide della politica verso una nuova dimensione rizomatica, a rete, del sociale. In questo caso si aprirebbe davvero una nuova stagione politica per il paese, e anzi un simile fenomeno potrebbe diventare un esempio da analizzare e copiare anche all’estero. Ma ancora è troppo presto per dirlo. Nel frattempo, l’attività dei grillini emiliano romagnoli può essere seguita e commentata sul loro sito, che ovviamente dispone anche di un forum.