In Egitto è il "venerdì della rabbia". Ancora morti e scontri nel Paese

par Paolo Monarca
venerdì 16 agosto 2013

I Fratelli Musulmani hanno chiamato alla mobilitazione e anche oggi nuovi scontri e nuovi morti. 

Aggiornamento

I sostenitori di Morsi sono scesi in piazza anche oggi, Al Cairo e in altre città del Paese. Si parla di una trentina di morti: l'esercito infatti ha alzato il fuoco sui manifestanti. 

Intanto Khaled Dawoud, portavoce del Fronte di Salvezza Nazionale (di orientamento liberale) ha dato le dimissioni, in segno di protesta al silenzio del Fronte sulle violenze perpetrate nei confronti dei Fratelli Musulmani. 

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Dopo gli scontri di ieri tra le forze di sicurezza egiziane e i sostenitori della Fratellanza musulmana, ciò che si prepara a vivere oggi in Egitto è un lungo “venerdì di rabbia”. L'opinione internazionale guidata da Barack Obama, cerca di placare la situzione invitando entrambe le parti alla moderazione e condannando ogni forma di violenza contro i civili. 

Il bilancio ufficiale per ora racconta di oltre 600 morti e circa 4000 feriti. 

Ma esiste anche un bilancio "non ufficiale": non sono stati ancora contati i corpi conservati nelle moschee vicino alla scena dei due grandi assalti di mercoledì scorso.

Sul piano umanitario la situazione rischia di degenerare con decine di corpi in decomposizione che giacciono ancora in bare precarie fuori agli obitori, dove i parenti delle vittime stanno ricorrendo al ghiaccio per rallentarne il disfacimento. All'interno, i nomi dei morti sono stati scarabocchiati su fogli bianchi che coprono i corpi, alcuni dei quali carbonizzati, e una lista di nomi viene scritta sulle pareti. 

Nelle prime ore di oggi, dopo la preghiera di mezzogiorno secondo la Reuters, la Fratellanza ha chiesto che migliaia di persone scendano in piazza per la "marcia della rabbia'", una mobilitazione che assume carattere nazionale e che sfida il coprifuoco e lo stato di emergenza che è stato proclamato per un mese.

Al Cairo è massima allerta e si temono nuovi e violenti scontri; intanto i militari hanno chiuso il ponte 6 ottobre, che permette l’accesso al centro della città mentre il ministero dell'Interno egiziano ha autorizzato la polizia all'uso letale della forza, quindi anche a sparare, per proteggere agenti e istituzioni chiave dagli attacchi.

Foto logo: @lucag_castellin/Twitter

 


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