Immigrati: l’alternativa è tra clandestini e regolari. Mettiamoci in testa che…

par Aldo Giannuli
giovedì 7 maggio 2015

Nel dibattito sulla questione dell’immigrazione capita di sentire cose completamente campate in aria, ma dette con la sicurezza delle verità più scontate. Qualche eco si è avvertito anche nelle pagine di questo sito. Chissà perché i sostenitori della favola delle centinaia di milioni di neri che ci sommergerà o dell’insostenibilità economica della cosa, non si preoccupano mai di ragionare su numeri e stime, ma butta lì la cosa come se fosse del tutto ovvia. Forse conviene fare qualche riflessione più approfondita.

Prima cosa: molti pensano che se decidessimo di accogliere i profughi, si riverserebbe una valanga umana di centinaia di milioni di persone.

Secondo le stime dell’Istat, in Italia il picco ci sarà nel 2042 (fra oltre un quarto di secolo) quando, udite udite, saremo 64 milioni, di cui circa 12 di immigrati. In tutta Europa, sembra che gli immigrati, fra circa 40 anni saranno meno di 100 milioni. Un dato consistente, ma molto lontano dalle centinaia di milioni di cui si favoleggia. Per di più, sarà bene ricordare che nello stesso 2042, in Italia oltre un terzo della popolazione autoctona (vale a dire circa 50 milioni di persone) sarà di ultra sessantacinquenni, e la fascia in età lavorativa sarà un po’ meno del 50% di essi.

Considerando che una parte di essi non lavorerà (disabili, rentiers, studenti, detenuti e soprattutto casalinghe e quota fisiologica di disoccupati ed inoccupati ecc.) si ricava che, senza gli immigrati il carico pensionistico sarebbe insostenibile. Insomma, cari amici oggi quarantenni, se volete che qualcuno vi paghi la pensione, occorre che ci sia una bella quota di lavoratori immigrati. Mettevi l’anima in pace.

Seconda cosa: la maggioranza di immigrati non viene affatto dall’Africa ma dall’Est Europa e dall’Asia e non arriva via mare ma da terra, magari entrando con un tranquillo visto turistico, per poi restare in modo irregolare.

Terza cosa: la gente pensa che il grosso degli immigrati africani sia costituito da quelli che annegano o da quelli che vengono intercettati e messi nei campi in attesa di rimpatrio (sempre che poi sia possibile farlo). In realtà, quelli sono i casi di cui abbiamo notizia e riguardano al più qualche migliaia di persone, mentre la maggior parte riesce a sbarcare e disperdersi sul territorio in cerca di fortuna. E spesso finiscono nelle mani della malavita.

Quarta cosa: per presidiare efficacemente un tratto di mare di circa 700 Km ci vorrebbe un presidio navale ingente e molto superiore alle disponibilità della nostra marina militare che, peraltro, deve pensare anche agli altri 2.500 km (siamo un paese con oltre 3.000 km di costa), anche se lì non c’è la stessa emergenza. E questo per un tempo indefinito. Due domande: quanto costa? E quanto rende? Certo, senza lo sbarramento navale arriverebbero più immigrati, è certo, ma è altrettanto certo che una quota considerevole arriverebbe comunque. Quindi, i conti vanno fatti sulla stima delle differenze, per cui il costo va ripartito per il numero presumibile di immigrati che si riuscirebbe a filtrare. Siete sicuri che costi di meno che accoglierli?

Quinta cosa: siccome una quota di clandestini (non solo africani) ci sarebbe comunque, nei costi vanno aggiunti anche quelli per il contrasto alla criminalità e quelli sanitari, perché la clandestinità favorisce l’espansione di malattie contagiose (non ci avevate pensato?).

Poi ci sarebbero alcune considerazioni di carattere morale. Lo so: si tratta di temi assolutamente desueti, che non hanno nessuna importanza, ma, sapete, sono un vecchio signore un po’ all’antica ed ho ancora certe fissazioni, me ne scuserete. Per cui, forse vale la pena di ricordare che allo scasso di questa situazione abbiamo generosamente contribuito noi occidentali, con le politiche neo coloniali degli anni settanta ed ottanta e con una serie di interventi militari demenziali, che hanno creato gli inferni da cui questi scappano. Lo so: non è un argomento tale da scalfire la delicata sensibilità della maggioranza degli italiani, che rispondono con un “e chi se ne frega?!”. Però, vedete, poi non restiamo lì a chiederci “ma perché ci odiano tanto?” di fronte a qualche altro 11 settembre o Atocha. Insomma, qualche ragione per detestarci mi pare che la abbiano.

Concludendo: l’alternativa che abbiamo davanti non è quella fra avere o no gli immigrati fra i piedi o avere solo quelli che ci piacciono e nel numero che ci piace. L’alternativa vera è fra averli come clandestini o come regolari e cercare di gestire il fenomeno.

E se vogliamo gestire il fenomeno, l’unica è di renderlo economicamente funzionale e sostenibile, cercando di metterli al lavoro, di espandere il Pil ed, in parte, di creare le condizioni per un dignitoso rimpatrio di una parte di essi. Che ne dite?


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