Ilva: a Taranto è il caos, 11.000 lavoratori a rischio

par Sabatino Di Giuliano
venerdì 27 luglio 2012

A Taranto a quest'ora è in corso il blocco del ponte girevole e delle statali che collegano la città al nord. E' un "via libera tutti". Invece sembra proprio una manovra sagace per sollevare il polverone, mandare allo scontro tutti contro tutti, per poi dimostrare e premere per ottenere misure straordinarie urgenti che lasceranno la morte e il disastro in una delle più belle città del mondo

A Taranto a quest'ora è in corso il blocco del ponte girevole e delle statali che collegano la città al nord, aprite gli occhi. Apriamoli. Io la vedo così: Riva è stato "saggio". Si è dimesso qualche giorno fa da presidente del consiglio di amministrazione dell’Ilva, per ricevere solo gli arresti domiciliari, e non il carcere. Da casa governa meglio la regia, mentre dal carcere gli sarebbe stato difficile. Ora ha il popolo di Taranto dalla sua parte. I giudici hanno dato l'ordine di chiudere gli impianti. Questi possono chiudere solo fra 4 settimane per poter mettere in sicurezza tutti gli apparati, che non si possono spegnere come automobili.

In questo mese Riva ha sguinzagliato gli operai contro la città, l'opinione pubblica nazionale e il Governo per premere e risolvere questo ricatto morale. Quattro settimane in cui lui farà ricorso e comunque succederà qualcosa per cui lo stabilimento non chiuderà. Quattro settimane in cui chi lavora lì dentro e muore insieme agli abitanti del territorio continuerà a morire per difendere il posto di lavoro. Ho sentito una cosa assurda: meglio il capestro della morte che l'assenza del posto di lavoro, che sarebbe accettare la condanna a morte procrastinata.

Ma facciamo un po' di conti. Dicono che siano 11.000 i dipendenti a rischio. Di questi, una parte sono consulenti in pensione (tanti, tantissimi, già in pensione e in più con un contratto di collaborazione con Riva), che restano a lavorare sottraendo posti di lavoro a nuovi giovani; una parte sono giovanissimi con meno di 1000 euro mensili, gente ancora presente sullo stato di famiglia dei genitori; una parte non sono tarantini, ma di paesi e centri limitrofi.



Si è detto: bisogna difendere lo stabilimento ILVA perchè produce una buona quota di PIL nazionale, dieci volte più grande di Genova e Marghera. Ma quale PIL? Quello dei signori Riva, padre e figli! Solo il loro PIL sarà salvaguardato, altro che quello del sistema Italia. L'economia del territorio e delle famiglie tarantine è rappresentato da un misero salario quale pegno per una morte prematura molto probabilisticamente certa.

Un ultimo dato sconcertante. A Taranto in queste ore regna il caos, ho i miei corrispondenti nelle zone caldissime. Bene. Mi dicono che non vi è nessun politico in giro, nessuna organizzazione apparente del moto di protesta. E' un "via libera tutti". Invece sembra proprio una manovra sagace per sollevare il polverone, mandare allo scontro tutti contro tutti, per poi dimostrare e premere per ottenere misure straordinarie urgenti che lasceranno la morte e il disastro in una delle più belle città del mondo


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