Il voto palese: autoscatto in parlamento

par Gennaro Carotenuto
giovedì 31 ottobre 2013

 

Con la decisione sul voto palese, in merito alla decadenza del corrotto e corruttore lombardo, il parlamento umilia se stesso, le prerogative del parlamentarismo, il regolamento del Senato e un principio di libertà istituzionale e politico. Ma il parlamento umilia se stesso perché si conosce, perché conosce l’infima qualità umana degli eletti del popolo, selezionati con un sistema indegno di un paese civile. Comprati e venduti, tutti sul mercato, hanno trasformato la libertà in sotterfugio, l’indipendenza in suburra, l’etica in simulacro.

La necessità della decisione sul voto palese è una logica conseguenza della decadenza della Repubblica e del rigido controllo di ristrettissime cupole sulla nostra democrazia agonizzante. Un Partito democratico senz’anima, dopo 20 anni di appiattimento culturale su berlusconismo e leghismo, al crepuscolo di questi si concede al grillismo, continuando ad essere culturalmente succube degli umori più retrivi del paese. 

Col voto palese credono di salvare la loro residua credibilità e invece ottengono il risultato opposto, entrando in una zona densa dove la Repubblica stessa fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza è a rischio. La politica ha fotografato se stessa come con un autoscatto mostrandosi nuda. Per gli storici del futuro il 2013 passerà come quell’anno nel quale fu necessario uno strappo così severo per sancire il banale principio che i condannati non devono stare in parlamento.

Sarà un voto che servirà a tirare a campare qui e ora e forse celebreremo la decadenza del satrapo. Ma non andremo lontano.


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