Il vincolo di mandato e la Costituzione da cambiare

par paolodegregorio
mercoledì 12 giugno 2013

Colgo l’occasione dell’uscita dal M5S dei deputati Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, con relativo passaggio al gruppo misto (e finalmente a stipendio pieno), per sottolineare uno dei tanti obbrobri che sono presenti nei regolamenti parlamentari, in cui è possibile baypassare il solenne e prevalente principio della sovranità popolare, non tenendo conto della volontà dell’elettore che ha espresso il suo voto soprattutto per il partito di riferimento e il suo programma politico, per passare ad un altro partito.

Questa possibilità, che viene data al singolo parlamentare, di dimettersi da un partito e passare ad un altro genera alcune porcherie: una possibilità è quella della compravendita a cui abbiamo assistito nei casi di Razzi e Scilipoti, un’altra, più subdola e meno evidente, è quella che gli infiltrati o comprati in corso d’opera (Bersani lo chiamava elegantemente scouting) si dimettano in una fase delicata, magari sostenendo che non sopportano le decisioni prese dall’alto, denigrando e indebolendo significatamente il movimento che li aveva accolti. 

La regola, di salute pubblica, di rispetto della democrazia e della volontà dell’elettore, tassativamente dovrebbe escludere la possibilità di disporre come si vuole del proprio mandato, annullando le manovre di compravendita e di scouting, e a te, singolo deputato o senatore, se ti dimetti, automaticamente deve subentrare il più votato dopo di te, in modo che il partito o il movimento non venga in alcun modo danneggiato dalle tue decisioni.

Deve essere prevalente la volontà degli elettori, che sono i depositari della sovranità popolare, rispetto alla volontà del singolo.

So bene che vi è una implicazione costituzionale (articolo 67) in cui si dice che il parlamentare “esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, ma di regole da cambiare nella “Costituzione più bella del mondo” ce ne sono parecchie, a cominciare da quella che parla di diritto al lavoro e abbiamo 4 milioni di disoccupati senza nemmeno un salario sociale, e quella che dice che ripudiamo la guerra, mentre ci aggreghiamo a tutte quelle decise dagli USA, e ci dovrebbero spiegare come sia possibile che la legge 361 del 1957 che vieta ai concessionari pubblici di presentarsi alle elezioni, sia da 20 anni ignorata e inapplicata.

E ora si accorgono che la legge elettorale, il Porcellum, è incostituzionale e la subiamo da circa 10 anni. Ma non sarebbe meglio che le leggi di questa importanza, prima di essere promulgate, passino al vaglio della Corte Costituzionale?

Se la “Costituzione più bella del mondo” consente queste porcherie è segno che va cambiata e di molto, e va aggiunto l’istituto del Referendum propositivo, l’obbligo della discussione in aula delle leggi di iniziativa popolare, che il presidente della RAI, con tutti i poteri, sia eletto dai cittadini, e che si elimini il monopolio mediatico stabilendo che nessun soggetto privato e pubblico possa possedere più di un canale nazionale (RAI compresa), e che i proprietari di TV o giornali non sono eleggibili.

Con queste regole applicate avremmo un’Italia migliore e molti sudditi comincerebbero a sentirsi cittadini.


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