Il viaggio (allucinante) nel corpo umano del dottor von H.
par Lucio Carbonelli
martedì 1 novembre 2011
Visitare la mostra Gunther von Hagens’ Body Worlds – Il Vero Mondo Del Corpo Umano è un po’ come visitare una mostra d’anatomia, ma non proprio, però, perché qui non ci si limita a vedere disegni, leggere libri, o osservare diagrammi, qui nell’anatomia ci si entra proprio, dentro.
In pratica questo signor Gunther, un medico si presume, chissà come, chissà perché, si è inventato questa tecnica di conservazione dei cadaveri, tecnica che lui ha chiamato plastinazione che, sopraggiunta la morte, prevede lo svuotamento del corpo umano di tutti i liquidi, e il successivo riempimento di questo di certi polimeri di silicone, affinché appunto il corpo inanimato si conservi nel tempo, senza andare incontro a putrefazione. Successivamente, von Hagens metterà il corpo così ottenuto in una determinata posa, una posa “plastica” (è proprio il caso di dirlo), per sottolineare determinati muscoli, organi, apparati; infine il corpo “opera”, pare ci vogliano circa 1500 ore di lavoro (e chissà quante persone), entrerà quindi a far parte di una delle varie mostre che il dottor Hagens porta in giro per il mondo.
Ora, si può ben capire quanto questa mostra sia molto particolare, per usare un eufemismo, non certo adatta a tutti, anche se sul sito c’è perfino una sezione dedicata alle scolaresche, e si sono visti dei bambini ammirare la mostra insieme a dei sorridenti nonni. Una mostra che può sollevare dubbi etici, riguardo all’esposizione dei cadaveri che qualcuno potrebbe giudicare irrispettosa, o anche religiosi, come si può ben immaginare; ma, a quanto pare, questi dubbi sono stati brillantemente superati da un’eterogenea commissione, composta non solo da medici ma anche da religiosi, che ha analizzato il lavoro di Von Hagens nel dettaglio per poi scrivere un relativo rapporto, scaricabile dal sito dedicato.
Appunto, la cosa che colpisce visitando la mostra è la particolare disposizione di alcuni “plastinati” (così come li ha battezzati il dottor Hagens), secondo il dottor Hagens esposti in posizioni “naturali”, ma ancora di più il trattamento subito da alcuni di questi corpi, ce ne sono due o tre che sembrano “esplosi” e quindi moltiplicati (per due, per tre), e c’è da dire che l’effetto è stupefacente, o raccapricciante, o finto, a scelta, in altri casi (quei bambini della sezione maternità…) quasi ci si commuove. Fossimo in ambito diverso si potrebbe pensare alla follia di un serial killer con velleità artistiche, ma qui si parla di medicina e infatti il dottor Hagens ci tiene a sottolineare come questa sua mostra abbia soprattutto scopi medici e intenti educativi: non mancano infatti vari plastinati, corpi completi e organi specifici, preparati per mostrarci cosa possono provocare dentro di noi cose come l’abuso di fumo (polmoni neri come la pece) e malattie varie, e bisogna ammettere che l’effetto vale molto di più di certe “pubblicità progresso”; eppure, il continuo richiamo (anche con un vero e proprio doppio plastinato ispirato a un famoso quadro di Rembrandt) all’arte rinascimentale (e a certo linguaggio poetico che ci parla del nostro cuore, nei tabelloni) non deve essere proprio un caso: il dottor von Hagens, nel suo piccolo, è un artista, e i suoi plastinati sono (anche) opere d’arte, lì dove ci fanno pensare, riflettere, su noi stessi, e su un tema così profondo come la morte. La morte è una cosa naturale, non ne abbiate paura, sembra di leggere negli occhi di questi corpi una volta viventi, noi siamo qui per esortarvi a vivere al meglio.
Forse sono proprio queste due cose, Arte e Medicina, a salvare il dottor Hagens da quella che potrebbe essere un’accusa che più infamante non si può, ovvero l’accusa di vilipendio di cadavere: il dottor Hagens sembra davvero avere un atteggiamento amorevole e rispettoso nei confronti delle persone che hanno deciso di donare il proprio corpo prima a lui, e poi alla (sua) scienza; se poi questa mostra la si voglia considerare non solo medicina, ma anche (soprattutto) arte, be’, questo sta alla sensibilità di ognuno di noi.