Il traffico dei rifiuti

par romo
mercoledì 22 luglio 2009

Di R.Masala e A.Mura

Lo scandalo rifiuti ha occupato per diversi mesi le pagine di tutti i giornali e le immagini dei telegiornali. Per ogni cittadino italiano è stato lo “scandalo napoletano”: le immagini che tutti hanno della vicenda sono la debordante immondizia attorno ai cassonetti data alle fiamme o i cumuli scaricati nelle periferie o lungo le strade di campagna. Per i cittadini del nord Italia è stata una “questione interamente meridionale” e forse anche per i cittadini del sud non campani. Ma la vicenda dei rifiuti non si ferma solamente sotto il Vesuvio e non si ferma ai sacchetti abbandonati nei pressi dei cassonetti. In primo luogo i rifiuti in Campania non sono interamente campani. Ebbene sì, benché strano possa sembrare. In secondo luogo l’enorme quantità di immondizia è stata in qualche modo provocata. Il terzo aspetto riguarda la faccia internazionale della questione: proprio così, internazionale.
 
Perché i rifiuti campani non sono solamente campani appunto?

Semplice, molti rifiuti sono targati nord. Sono finiti nella regione Campania a seguito di processi di “smaltimento” gestiti da imprese colluse con la mafia che in cambio di denaro accoglievano senza avere possibilità di custodia e lavorazione migliaia di tonnellate di rifiuti. Come detto non si tratta dei soli sacchetti abbandonati in prossimità dei contenitori, anche perché i rifiuti spediti dal nord sono arrivati solitamente all’interno di sacchi molto più grandi, all’interno di fusti metallici o attraverso altri contenitori speciali. Si trattava generalmente non di rifiuti normali ma pericolosi, spesso scarti di lavorazione delle industrie che venivano poi occultati sotto il suolo, abbandonati nelle campagne, rilasciati nei corsi d’acqua (in caso di sostanze liquide) o spacciati per fertilizzanti (in caso di composti fangosi).

 
Come si è detto, l’enorme quantità di rifiuti è stata in qualche modo voluta. “Dottò, ‘a munnezza è oro...”: così il pentito Nunzio Perrella del clan Puccinelli cominciò negli anni novanta ad aprire gli occhi degli inquirenti sul business dei rifiuti, ed era la verità, nonostante i suoi interlocutori stentassero a credergli. Basta questa esclamazione a lasciare intendere che più immondizia veniva creata, maggiori erano i guadagni che le imprese di smaltimento potevano vantare. In effetti secondo gli accordi tra imprese, stato, regione e comuni, lo smaltimento dei rifiuti avviene per mano di ditte specializzate al trattamento dei rifiuti che ricevono una certa somma di denaro per ogni tonnellata di immondizia raccolta. Siccome molte di queste imprese in Campania sono in mano alla camorra, ciò significa che queste ultime sono portate a raccogliere tutto e di più, quello che c’è e quello che non c’è, anche importando i rifiuti, con gravi danni ambientali e a discapito della raccolta differenziata.

Il malcostume e le azioni illecite nello smaltimento dei rifiuti non sono prerogativa del sud, visto che anche a nord sono stati riscontrati casi poco edificanti. Di recente è stato dato avvio al collaudo dell’inceneritore di Acerra, presentato come rimedio necessario anche se non definitivo, per la questione rifiuti. Di questi inceneritori se ne dovranno costruire altri quattro (o tre) ed è stato segnalato, oltre ai vantaggi che si avrebbero in materia rifiuti, quelli che si otterrebbero dal punto di vista energetico. Questi inceneritori insomma andrebbero a produrre energia elettrica, riducendo il fabbisogno di combustibili fossili dell’Italia. Peccato che proprio questo aspetto sia il meno chiaro: lo stato comprerà un kw/h prodotto dalla combustione dei rifiuti a un prezzo superiore rispetto a un kw/h prodotto dalla combustione del petrolio. Contando che anche la raccolta è pagata dallo stato, le casse pubbliche ci rimettono due volte sull’immondizia.

Ed eccoci ora alla dimensione internazionale. Lo spostamento dei rifiuti dal nord al sud ha avuto un sussulto quando, a seguito di scandali messi a tacere prima che avessero una risonanza molto maggiore, si erano scoperti traffici di rifiuti che dall’Italia terminavano in paesi extraeuropei o che allora lo erano, come la Romania e la Turchia. Questi paesi erano divenuti, assieme all’Africa, i principali referenti esteri e le discariche extraterritoriali della nostra penisola. L’interruzione per mano di Ceausescu, dopo alcune pressioni fatte da soggetti ambientalisti affinché questo traffico poco pulito avesse termine e che si rifletté anche sulla Turchia, ha probabilmente stuzzicato gli appetiti delle associazioni mafiose del sud (con la collaborazione del nord) che hanno intercettato e fatto proprio il flusso illegale dei rifiuti.
 
Come si è potuto notare dunque i rifiuti della regione Campania possono assumere un tratto meno locale se osservato nel tempo e nello spazio. Come ogni cosa del resto.

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