Il suicidio dell’assessore Nugnes e la discarica maledetta

par Ettore Scamarcia
lunedì 1 dicembre 2008

L’ex assessore ai Cimiteri Giorgio Nugnes, indagato per i fatti di Pianura, è stato ritrovato morto suicida nella sua abitazione di Quarto, nell’hinterland napoletano.

Il mistero si fa sempre più fitto attorno alle vicende della discarica di Pianura, quartiere alla periferia occidentale di Napoli. Giorgio Nugnes, secondo le prime ricostruzioni, si è impiccato legandosi una corda al collo appesa ad un’inferriata. Era agli arresti domiciliari in seguito all’ordinanza che lo accusava di essere stato, insieme al consigliere comunale di An Marco Nonno, uno dei registi della resistenza a Pianura, degenerata poi in scontri e violenze. 

Occorre fare un po’ d’ordine sulla questione: la discarica di Pianura è un ammasso di scorie tossiche e radioattive che ha appestato terreni e falde acquifere, minando gravemente la vita degli abitanti. La situazione è così grave che la magistratura indaga per il reato di epidemia colposa a carico di ignoti, in quanto i Carabinieri avrebbero accertato un elevato numero di persone affette da tumore nel quartiere. 
La discarica era in mano, secondo le tesi dei pubblici ministeri, ad una ditta in odor di camorra. Mi sia concesso di dire: la scoperta dell’acqua calda. A gennaio scoppiano le proteste dei cittadini in seguito all’annunciata riapertura della discarica. La resistenza delle comunità locali viene fronteggiata dalle forze dell’ordine accorse in massa nel quartiere e lo scontro diventa sempre più duro.

C’ero anch’io in quei giorni. Ricordo un rione che dapprima piombava nel caos, con scontri, urla, cariche della polizia, bombe carta etc, e in seguito calava una calma irreale. Per tutta Via Montagna Spaccata e le strade fra Pianura e Contrada Pisani vi erano blocchi stradali, fiamme e immondizia, un inferno. E’ da allora che si è avuta la più totale certezza che a Napoli era finito il tanto decantato "Rinascimento" cominciato nel 1994 con Antonio Bassolino. Oggi ci si chiede semmai fosse cominciato. 



Le indagini riferiscono ora di un gruppo di quaranta persone appartenenti a sigle del tifo azzurro e assoldate dal duo politico per creare disordini e proteggere così degli investimenti immobiliari nella zona, che con la riapertura della discarica avrebbero perso valore. Si parla anche di collegamenti che Marco Nonno avrebbe avuto con i clan della zona (coinvolto poi in alcuni tafferugli scoppiati sempre nel quartiere per aver fomentato i residenti contro gli immigrati).

Il suicidio dell’assessore ha gettato un’ombra ancora più fitta sulla vicenda. Nell’ultima intervista Nugnes affermava di aver agito solo per conto della gente di Pianura, in quanto prima della chiusura del sito, avvenuta nel 1996, l’olezzo del megapozzo si diffondeva per tutta la zona circostante, tanto da costringere la gente a rinchiudersi nelle case e rendere impossibile la vita. La verità potrà stabilirlo soltanto la magistratura, forse.

Personalmente sono felice che la discarica non sia stata riaperta: rimuovere lo strato verde che copre la collina di rifiuti vuol dire uccidere all’istante migliaia di persone. Ma ad oggi serve immediatamente la bonifica, come lo richiede tutta la Campania, preda degli scarichi abusivi della camorra.


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