Il silenzio di Catanzaro su Genchi

par l’Url di emilio grimaldi
lunedì 30 marzo 2009

Ieri mattina piazza S. Caterina di Catanzaro era deserta. Né uno striscione, né un manifesto di solidarietà a Gioacchino Genchi. Niente. Ieri mattina davanti alla Questura c’erano solo i passanti sul Corso. Al massimo, c’era qualcuno che andava al teatro Masciari per il congresso dell’Udc. Nessun sodalizio per la legalità e la verità. Nessun cittadino. E neanche gli Amici di Beppe Grillo di Catanzaro e l’associazione “E adesso Ammazzateci tutti” di Catanzaro. Nessuno.

Eppure questa città deve molto al poliziotto Genchi. Deve molto alle sue certosine e inoppugnabili consulenze e perizie. Gli deve molto perché grazie al suo lavoro la magistratura del capoluogo ha potuto dimostrare la responsabilità dei colpevoli in molti processi. Di quei fatti di fuoco e sangue che quando succedono vanno sempre in prima pagina sui quotidiani, e qualche volta vengono annunciati anche nei tg nazionali. Perché fanno scalpore. Ma poi se ne perde la memoria. Si perde il percorso della giustizia. Il percorso difficile e tortuoso che segue la Giustizia per stanare i veri criminali. Gli assassini. I mafiosi. I loro complici. Senza i suoi pc, e senza il suo acume nel mettere insieme i brogliacci e le tracce dei cellulari, ombre inseparabili dei loro proprietari, non è sbagliato ritenere che molti di loro sarebbero liberi. Liberi di delinquere ancora.



Lo scorso 23 marzo è stato sospeso dalla Polizia. La notizia segue di pochi giorni quella dell’indagine della Procura di Roma nei suoi confronti per “abuso d’ufficio” e per “violazione della privacy”. La sensazione che alcune Istituzioni dello Stato lo vogliono togliere dai piedi è palpabile. Forse avrebbe fatto meglio a occuparsi solo di assassini e di mafiosi comuni. Doveva lasciare perdere le indagini del pm Luigi De Magistris quando anche i politici calabresi si sono aggiunti al suo carnet, già ricco, di autori di reato da scovare. Se l’avesse fatto sarebbe rimasto il consulente più bravo d’Italia. Adesso, invece, è solo quello che fa più paura. Evidentemente, chi ha pura di lui ha le sue ragioni.

Una volta ha detto: “Io amo le cose semplici, non la "plastica" del potere, delle carriere costruite sull’ipocrisia e sul nulla. Ho la coscienza pulita e la sera vado a letto stanco, ma senza rancori. Mai di cattivo umore, nemmeno quando si deve reagire alle cattiverie altrui. I nemici si consumano da soli”. La città di Catanzaro deve molto a Gioacchino Genchi. Se adesso questo territorio è un po’ più sicuro, lo si deve anche a lui. Ma la città di Catanzaro non sa, o piuttosto non vuole, mostrargli riconoscenza.


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