Il senso dell’italiano per l’ingovernabilità

par Wendell Gee
mercoledì 6 marzo 2013

Si fa un gran parlare in questi giorni dell’ingovernabilità del nostro paese dopo il pareggio elettorale. Questo potrebbe risolversi in una legislatura breve che duri il tempo di cambiare la legge elettorale per tornare subito al voto, con un sistema che permetta al vincitore di governare. Sembra una pretesa così giusta, quella del vincitore, di poter decidere come meglio crede il destino del Paese con leggi, o direttamente con decreti, ma forse ci siamo dimenticati cosa sia veramente una democrazia moderna. Ah già ora, direte voi, sta per arrivare il solito pippotto filosofico utopistico sul fatto che in una democrazia si decide tutti insieme e bla, bla, bla. Non esattamente, vorrei solo riepilogarvi le situazioni dei parlamenti in altri paesi ingovernabili quali: Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Cosa c’entra? Continuate a leggere.

In Spagna il parlamento è composto da una camera bassa, Congreso del los Diputados e dal Senado. In quest’ultimo, la coalizione vincente (Grupo Popolar) ha una grande maggioranza: 161 seggi, contro i 104 di tutte le altre coalizioni messe insieme (socialisti del PSOE insieme ai catalani, baschi, coalizione di sinistra, ecc.). Al Congreso invece, i Popolari di Rajoy, hanno solo 20 in più di tutti gli altri gruppi. È sempre una maggioranza ma è abbastanza risicata. Vista la propensione all’assenteismo dei nostri parlamentari, e la tendenza al cambio di casacca, da noi già si comincerebbe già a parlare di pericolo ingovernabilità. Continuiamo?

In Francia, i socialisti di monsieur le President Hollande hanno 293 seggi all’Assemblée Nationale, che bastano per avere da soli la maggioranza. Tuttavia, al Senato, i 128 seggi non sono la maggioranza assoluta (la coalizione di centrodestra, Groupe Union pour un mouvement popoulaire, ha 131 seggi) quindi serve l’aiuto di qualche altro deputato per approvare le leggi, magari qualche sovversivo comunista o ambientalista. Da noi si parlerebbe già di governissimo.

Nel Regno Unito, i conservatori che governano il paese hanno la maggioranza della Upper House solo grazie ai 57 seggi dei soliti Liberal Democratici (loro ne occupano solo 303 su 646) e, udite udite, alla House of Lords non basta nemmeno l’aiuto dei Liberal, perché la maggioranza (Her Majesty Government) ha solo 303 seggi, e la minoranza (divisa in Her Majesty Official Opposition e Other Opposition) siede su ben 457 scranni. Ma come fanno a governare? Subito al voto!

In Germania, la donna di ferro degli anni duemila, la Signora Merkel e la sua coalizione cristiano democratica non possiedono la maggioranza del Bundestag, appena 239 seggi su 622, e nemmeno del Bundesrat, dove la coalizione di centrodestra ha 33 seggi contro i 36 della sinistra. Praticamente, un inciucio.

Ho tenuto per ultimi gli Stati Uniti d’America, un paese che ci viene raccontato un po’ come un regno dove il presidente eletto, mr. Obama, ha carta bianca per fare ciò che vuole. Ebbene, all’uomo più potente del mondo si contrappone, con successo, la House of Representatives, dove i Repubblicani posseggono 232 deputati contro i 200 del partito del Presidente e, questa segnatevela, al senato i Democratici hanno una maggioranza di appena 7 voti (53 contro 45).

Forse, noi italiani dovremmo incominciare a parlare di più di interesse nazionale, compromessi costruttivi, opposizione leale, e meno di premi di maggioranza, sbarramenti, e voti utili. Che ne dite? La vogliamo costruire una democrazia moderna, o puntiamo tutto sulle riforme politiche estreme e illiberali? 


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