Il segreto archeologico del Perù. L’enigma del “popolo delle nuvole”
par Diario Latino
giovedì 19 febbraio 2009
I Chachapoyas, cioè “il popolo delle nuvole”, vissero sulle Ande settentrionali del Perù prima dell’arrivo degli Inca. Erano grandi guerrieri, secondo quanto emerge dallo studio delle incisioni lasciate dagli stessi Inca. Il vero nome dei Chachapoyas è sconosciuto. Essi devono questo nome alla città di Chachapoya, capitale del dipartimento di Amazonas, la quale nasconde delle tracce e dei resti che posso aiutarci a far luce sulla loro origine. Oggi sappiamo pochissimo di questo popolo e i luoghi del Perù in cui vissero sono oggetto di studio e ricerca da parte di un piccolo gruppo di esperti, archeologi e storici.
Il 99% dei turisti che si reca in Perù visita la parte sud del paese, tralasciando quella settentrionale. Questo perché in Europa è arrivata l’eco della grandezza ed importanza del popolo Inca, che vivevano nel sud. Ma questo è solo l’ultimo degli antichi popoli che visserò in Perù. La parte settentrionale della costa è tuttora sconosciuta ai più. Eppure questa regione è del tutto simile all’odierno Egitto, sia dal punto di vista naturalistico sia per la presenza di piramidi. Ve ne sono circa 260 e nella regione regnarono sovrani del tutto simili a quelli egiziani. Parte della regione amazzonica, selvatica e difficilmente accessibile è tuttora inesplorata.
I Chachapoyas hanno costruito nel tempo moltissime cittadine fortificate con mura di cinta. Nel 1843 è stata scoperta la più grande di queste città: il suo nome è Kuelap. Le cinque cerchie di mura che la cingono sono formate dall’unione di blocchi rettangolari in pietra, uniti con della malta, simile a quella usata in Centro America dai Maya per i loro palazzi. Le stanze degli oltre 400 edifici di Kuelap sono rotondeggianti e privi di spigoli. Ciò conferisce alle costruzioni continuità e sinuosità architettonica. Si presume sia stata costruita nel 500 d.C. e rappresenta uno dei più grandi complessi in pietra finora rinvenuti nelle Americhe.
Recentemente è stato sottoposto a restauro, cosa che conferisce ancora maggior fascino alla località. Anche se non vi sono apparenti segni di battaglie combattute qui, l’accesso al complesso architettonico è stretto, per garantire il controllo su quanti entravano. Era dunque impossibile attaccarla con grandi eserciti. Non lontano dalla città, nella località di La Petaca, sono state trovate 65 tombe rupestri con almeno 350 resti di corpi. Di essi non restano molti dettagli dai quali trarre informazioni sulla vita che conducevano. Con tutta probabilità, i tombaroli hanno rubato tutto ciò che potesse essere utile ad ottenere maggiori particolari. Raggiungerla è difficile. È posta su una rupe alta 500 metri, dove sono state rivenute tombe e pittogrammi con scene raffiguranti teschi e cerimonie funebri. Il sito era quindi un importante centro funerario. Come siano riusciti a costruirle in un luogo così impervio è difficile da comprendere. Evidentemente erano grandi arrampicatori e la loro volontà era quella di preservarle dalle invasioni e dagli attacchi.
Recentemente è stato sottoposto a restauro, cosa che conferisce ancora maggior fascino alla località. Anche se non vi sono apparenti segni di battaglie combattute qui, l’accesso al complesso architettonico è stretto, per garantire il controllo su quanti entravano. Era dunque impossibile attaccarla con grandi eserciti. Non lontano dalla città, nella località di La Petaca, sono state trovate 65 tombe rupestri con almeno 350 resti di corpi. Di essi non restano molti dettagli dai quali trarre informazioni sulla vita che conducevano. Con tutta probabilità, i tombaroli hanno rubato tutto ciò che potesse essere utile ad ottenere maggiori particolari. Raggiungerla è difficile. È posta su una rupe alta 500 metri, dove sono state rivenute tombe e pittogrammi con scene raffiguranti teschi e cerimonie funebri. Il sito era quindi un importante centro funerario. Come siano riusciti a costruirle in un luogo così impervio è difficile da comprendere. Evidentemente erano grandi arrampicatori e la loro volontà era quella di preservarle dalle invasioni e dagli attacchi.
A nord di Chachapoya c’è il paesino di San Carlos. Qui il terreno è selvatico e insidioso, il clima è molto umido e piove per gran parte dell’anno. Recentemente è stata scoperta una grotta che fungeva da tomba, in quanto all’interno è presente un grande deposito di ossa umane. La grotta è lunga 2 Km e alta 10 metri. Il fatto che sia piena di ossa è qualcosa che lascia perplessi gli studiosi, i quali erano sicuri che i Chachapoyas ponessero i defunti nelle tombe rupestri o, in caso di persone particolarmente importanti, in sarcofaghi di pietra. Ricercatori peruviani e statunitensi stanno lavorando sulle 62 tombe ritrovate nella grotta. Le ossa mostrano traumi e rotture che sono state curate tramite metodi tradizionali. Probabilmente erano di soldati o combattenti che si sono rifugiati in un luogo sicuro. Una parte degli studiosi azzardano l’ipotesi che la grotta fosse una sorta di ospedale dell’epoca. Alcuni resti umani dimostrano che prima di una certa data i morti non venivano mummificati, poi invece sì.