Il programma di Draghi per la Bce
par Paolo Borrello
venerdì 10 giugno 2011
La Banca centrale europea di Mario Draghi sarà “indipendente, credibile e pragmatica”. Il prossimo presidente della Banca centrale europea ha inoltre assicurato che visti i successi ottenuti negli ultimi 12 anni, la Bce continuerà a perseguire la stabilità dei prezzi “senza cambiare la sua politica monetaria”. Le prime indicazioni sulla politica della Bce “versione Draghi” sono state fornite dal diretto interessato nelle risposte ai quesiti che gli europarlamentari gli hanno posto in vista dell'audizione che si terrà il 14 giugno prossimo a Bruxelles nella sede del Parlamento europeo. In un documento di oltre 30 pagine, la futura massima autorità monetaria europea prende in esame praticamente tutti gli argomenti possibili, dalla crisi della Grecia agli Eurobond (sui quali esprime un giudizio prudente a differenza del ministro dell'Economia italiano Giulio Tremonti), dal rafforzamento della sorveglianza sui Paesi dell'Eurozona all'ipotesi di introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie e alla necessità di garantire un dollaro forte. Ma prima di tutto Draghi sgombra il campo da ogni possibile dubbio - se mai ce ne sono stati - sul fatto che sotto la sua presidenza la politica della Bce continuerà ad assicurare la stabilità dei prezzi così come finora fatto. Senza cedere a eventuali pressioni politiche per spingere la politica monetaria a deviare dalla sua “mission” per dare sostegno all'economia. “Attraverso il forte controllo delle aspettative inflazionistiche - scrive Draghi - l'impegno credibile della Bce per assicurare la stabilità dei prezzi sostiene anche la stabilità economica” creando le condizioni migliori per la crescita e lo sviluppo.
Draghi sottolinea poi i tre principi fondamentali a cui si atterrà nel guidare la Banca centrale. Prima di tutto, osserva Draghi, “il massimo livello di credibilità” nel perseguire l'obiettivo della stabilità dei prezzi. Secondo, “agire in piena indipendenza nell'interesse generale dell'eurozona, dell'insieme dell'Ue e dei cittadini europei”. Terzo, la valutazione sul medio termine, anche con una “sana dose di pragmatismo”, della costante evoluzione dell'ambiente economico e finanziario. Nelle sue risposte ai quesiti degli europarlamentari il futuro presidente della Bce affronta anche molti temi di attualità, a cominciare dalla crisi della Grecia. E dice un diplomatico ma fermo no all'ipotesi di ristrutturazione del debito che avrebbe “più costi che benefici”. E si porterebbe appresso forti rischi di destabilizzazione per il sistema finanziario e di contagio per altri Paesi. Nel documento Draghi esprime poi tutto il suo scetticismo, con dovizia di argomentazioni, sulla possibilità di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Sugli Eurobond, fortemente sponsorizzati dal ministro Tremonti, il futuro presidente della Bce è estremamente cauto, sottolineando che la loro nascita richiederebbe “importanti cambiamenti istituzionali” che al momento appaiono “improbabili”. E spezza una lancia in favore di un dollaro forte, rilevando che è nell'interesse di tutti tornare a una quotazione più robusta della moneta americana.