Il processo di finanziarizzazione della politica

par Camillo Pignata
lunedì 20 febbraio 2012

E’ impressionante il silenzio dei politici europei, rispetto al processo di finanziarizzazione della politica.

E’impressionante che Francia e Germania, facciano da stampella a questo fenomeno, per acquisire qualche azienda a buon prezzo.

 

Sconcerta il fatto che i politici dei Paesi vittime di questo processo, che ad esso dovrebbero opporsi, seguano ubbidienti Francia e Germania. 

La BCE detta all’Italia e alla Grecia il programma anticrisi.

E la politica tace. 

La troika BCE, Commissione UE, FMI:

E la politica tace.

E non si tratta di interferenza gestionale, ma di vera e propria sovrapposizione alla politica, ridotta a fare da stampella a uomini e decisioni del mondo finanziario. Ieri Polson in USA, oggi Papademos in Grecia, Passera e Monti in Italia sono uomini della Finanza che occupano posti di governo. E parimenti sono organismi finanziari (BCE e FMI), quelli che hanno dettato al parlamento greco, e a quello italiano il programma di governo.

Un programma che ha la pretesa di incidere sul debito pubblico con le tasse per la povera gente, la riduzione dei diritti sociali, senza intaccare la speculazione finanziaria che è all’origine della crisi.

Un programma che oltre ad essere inefficace segna un vuoto tra l’Europa e i suoi figli.

Il fatto è che la politica non sa e non vuole contrastare lo strapotere bancario che in Italia ha prodotto una restrizione del credito alle imprese per 200 mld di euro, a fronte di un finanziamento agevolato BCE per 500 mld di euro.

E mentre si invoca la crescita e un piano antirecessivo, la troika, che ai governi di Atene e di Roma e quindi alla politica, chiede conto di tutto, non chiede invece alle banche come intende utilizzare i soldi avuti in prestito, e, per quelli già utilizzati, uno straccio di rendiconto in grado di giustificare il credit crunch.

Dunque il capitale finanziario si sostituisce alla politica, individua ed impone ai Paesi in crisi, un programma anticrisi.

Ma a che scopo?

Lo scopo è quello di inchiodare le imprese di questi Paesi in un meccanismo recessivo a spirale ( + rigore, + recessione, + spesa pubblica, + rigore), che le consegni inermi alla speculazione finanziaria. Un meccanismo denunciato anche da Monti, ma più come tardiva lamentela, che come critica di una linea politica.

Una linea che serve solo ad ingrassare il capitale finanziario e costringe la povera gente a sacrifici inutili, giacché la speculazione finanziaria non incrementa il pil e non produce posti di lavoro.

Il processo di finanziarizzazione ha scompaginato i rapporti tra lavoro capitale e politica, le tradizionali contrapposizioni capitale lavoratori e le tradizionali alleanze industria, finanza e politica. Oggi la politica, l’industria i lavoratori sono tutte controparti della finanza. Per questo sono possibili inedite alleanze tra lavoratori autonomi e quelli dipendenti. Nella realtà, invece, solo i lavoratori sono controparti della finanza, mentre politica e industria fanno da stampella per avere, questa, qualche briciola in termini di mano libera in fabbrica, e quella, qualche appoggio finanziario.

Nel dibattito politico non sono mancate parole sagge e coraggiose, per lo sviluppo politico dell’integrazione europea.

Ma quale sviluppo politico dell’Europa è possibile, quando la politica viene sostituita dalla finanza nelle cariche e nel programma di governo?


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