Il processo a Jack Pisani è già iniziato?

par Giovanni Mistero
giovedì 30 giugno 2011

A proposito delle indagini sul Capo della Squadra Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, e dell’accusa di favoreggiamento che la procura di Napoli gli contesta, c’è un dialogo della serie tv “24”, in cui Kiefer Sutherland interpreta l’agente antiterrorismo Jack Bauer, che vale la pena di riportare per intero. La scena si svolge in un’aula di tribunale. Bauer è alla sbarra, incalzato dalle domande del senatore Mayer, capo della commissione di inchiesta sulle presunte violazioni commesse da Bauer e dal suo ufficio, il CTU.

“Quindi, in pratica, lei sta dicendo, signor Bauer, che il fine giustifica i mezzi, e che lei è al di sopra della legge?”
 
“Quando sono operativo, quando mi trovo in certe situazioni, c'è un motivo. E quel motivo è completare gli obiettivi della mia missione a tutti i costi”.
 
“Anche se questo significa infrangere la legge?”
 
“Per un soldato, la differenza tra il successo e il fallimento è la capacità di adeguarsi al nemico. Alle persone con cui ho a che fare, non importa delle sue regole. Tutto ciò che gli importa è il risultato. Il mio compito è impedirgli di raggiungere il loro obiettivo. Mi sono semplicemente adeguato. Per rispondere alla sua domanda, sono al di sopra della legge? No, signore. Sono più che disposto ad essere giudicato dalla gente che lei sostiene di rappresentare. Lascio che siano loro a decidere il prezzo che dovrei pagare. Ma la prego, non stia lì con quella faccia compiaciuta aspettandosi che mi penta delle decisioni che ho preso, perché, signore, la verità è che non me ne pento.”
 
Vittorio Pisani è un dirigente di polizia stimato, ascoltato, preparato. Ben lontano da certi tratti di lassismo e superficialità spesso imputati agli uffici di polizia italiani, le sue indagini e i suoi arresti hanno suscitato vivo clamore, un'estesa adesione ai metodi altamente professionali del suo ufficio, una costante consuetudine con encomi solenni, dichiarazioni ufficiali di elogio di magistrati e Ministri della Repubblica. Se cronisti e uomini delle istituzioni hanno fatto a gara a tesserne le lodi, nemmeno la classe politica – locale e nazionale – si è mai sottratta in alcun modo alle feste fatte al funzionario.

E ora? Naturalmente, la magistratura indaga, e se si dovesse imbattere in comportamenti illeciti, è giusto che Pisani paghi. Ma cosa pensare degli impulsi di aggressività che già circolano a mezza voce, o si levano già stentorei dalla Rete? Come giudicare quelle asprezze liquidatorie, quelle ostilità delle anime belle che si riuniscono di colpo sotto la bandiera della legalità? Ma quelli che scendevano in piazza a festeggiare e a brindare – magari, se possibile, a favore di telecamere e macchine fotografiche - dopo gli arresti di latitanti di spessore compiuti dalla Mobile di Pisani veramente credono che il lavoro di strada si possa svolgere senza un minimo di aderenze al tessuto illegale che compone in ogni fibra la città di Napoli? Credono, i professorini già al lavoro su un fondo indignato in uscita su uno qualsiasi dei quotidiani del Paese, che criminali pericolosissimi e scaltri, che godono di protezioni di ogni tipo, si catturano facendo appostamenti in borghese sotto casa con un bicchierone di caffé tra le mani, come in un telefilm americano degli anni ’90? Non può che colpire il tono scurrile, indice di un umore astioso che cova da chissà quanto sotto le ceneri, adottato da chi non sa – o peggio, sa, ma non si azzarda ad ammettere – che le forze dell’ordine spesso e volentieri sono costrette a fare un gioco sporco, anche ai limiti della legalità, per reggere il sistema, e contenerlo. Non si arrestano i piccoli truffatori del gioco delle tre carte, si sappia, perché quelli poi ti dicono chi fa le rapine con la pistola, o i giorni della settimana in cui passano i carichi di droga. Che cosa c’è da pensare di questo? C’è da fare una scelta, improntata su un realismo che qualcuno può definire cinico. Ma c’è da scegliere. E una notizia come questa – se non dovesse portare a sviluppi più seri e gravi, che al momento pare non ci siano – ci mette, tutti, al cospetto di questa complessa, delicata, e sì, anche paurosa, risposta.


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