Il processo. Imputato: Silvio Berlusconi. Colpevoli? Tutti

par Daniel di Schuler
sabato 19 febbraio 2011

Il prossimo 6 Aprile, alle 9 e 30, davanti alla quarta sezione penale del tribunale di Milano, inizierà il processo con tiro immediato nei confronti di Silvio Berlusconi, imputato dei reati di concussione e prostituzione minorile. Sarà, quel giorno, una delle date più infauste nella storia della Repubblica.

Chi mi ha letto in questi anni sa quanto io sia decisamente anti-berlusconiano; proprio questa mia insofferenza verso il berlusconismo m’impedisce di gioire di quel che sta accadendo.

Il processo che si dovrebbe tenere a Milano - scuserete i condizionali, ma sono d'obbligo - per i reati che Silvio Berlusconi avrebbe commesso, per placare i sintomi di quello che appare come un disturbo psico-sessuale, rappresenterà uno dei punti più bassi della nostra vita pubblica come pure un punto di non ritorno nella lotta al berlusconismo: una sconfitta per chi, come me, si ostina a credere nella democrazia e nella maturità dei cittadini italiani.

Non intendo affatto dire che il processo non si dovrebbe tenere né, tanto meno, che i giudici milanesi abbiano commesso la benché minima irregolarità; per quel che ne so, anzi, essi stanno semplicemente compiendo il proprio dovere e solo spero che il dibattimento duri poco e comporti, per l’Italia, il minor danno d’immagine possibile.

Quel che mi lascia con l’amaro in bocca è che si debba arrivare a questo per veder terminare la carriera politica di Silvio Berlusconi; che il Presidente del Consiglio Berlusconi, rappresentante del peggio d’Italia e dell’occidente, non sia stato sconfitto politicamente, ancor prima che in parlamento e, quindi, elettoralmente.

La morte politica di Berlusconi, in realtà avvenuta il giorno stesso in cui ha formato con nani e ballerine il proprio governo, è, da qualunque punto di vista si guardi, un suicidio. Le opposizioni non hanno giocato, in questo, il minimo ruolo; avrebbero benissimo potuto non esserci e, ancora oggi, continuano ad essere quasi ininfluenti.

Un’eventuale loro vittoria nelle elezioni, che ritengo ormai prossime, non cambierà questo giudizio; saranno consultazioni in ogni caso segnate dal Bunga Bunga e saranno i difetti umani - evidentissimi - di Silvio Berlusconi, la sua senilità, ad essere il centro del dibattito, non il berlusconismo in sé.

Questa attitudine, rifiuto sempre di considerarlo un’ideologia, continuerà ad essere parte del nostro panorama politico; Marina Berlusconi - o chi sarà il successore designato - erediterà una base elettorale pressoché intatta e gli sarà facilissimo, giocando sulla notoriamente scarsa memoria degli italiani, tornare al potere in breve, forse brevissimo, tempo.

E’ facilissimo immaginare - stiamo parlando del paese in cui un ladro e latitante come Bettino Craxi è già stato riabilitato e un dittatore come Benito Mussolini è tuttora rimpianto - che Silvio Berlusconi, costretto a ritirarsi dalla politica, diventi una specie di nume tutelare del PdL; San Silvio satiro e martire, perseguitato giudiziario, reciteranno le agiografie, mentre l’evoluzione della politica italiana sarà bloccata fino a chissà quando dalla presenza di un partito, rappresentate di una destra populista, antistorica e anti europea, che continuerà ad avere la maggioranza relativa dei consensi.

Il Processo - uso la maiuscola non a caso - avrebbe dovuto veder imputato il pensionato Berlusconi, non il Presidente del Consiglio con lo stesso nome: questo è il punto.

Essere stati incapaci di presentare, fino ad ora, una seria proposta alternativa è un peccato mortale delle opposizioni; aver continuato a sopportarlo, quando non a supportarlo, è il peccato mortale della destra italiana.

Il berlusconismo è il risultato del ritardo nella formazione di un moderno partito social democratico; delle mille esitazioni di una sinistra che, anche quando ha avuto modo di governare, a causa del suo recente passato comunista non si è sentita legittimata a prendere le misure necessarie per la tutela delle istituzioni democratiche sciogliendo, con la spada se necessario, il nodo del conflitto d’interessi.

Il berlusconismo deve la sua fortuna all’incapacità dei conservatori italiani di creare un partito alternativo al PdL. E’ figlio del ritiro dalla politica della nostra borghesia; del disinteresse verso la cosa pubblica della parte migliore del mondo imprenditoriale. E’ l’esito demagogico di una destra che ha saputo essere reazionaria, clericale e bigotta, ma mai liberale.

Il Processo rischia d’ingessare questa situazione per i decenni a venire; di imbalsamare la salma politica di Berlusconi e preservarla per l’adorazione delle future generazioni d’elettori di centro-destra.

Non risparmierà, come credono molti, al paese di bere l’amaro calice fino in fondo; ne diluiràil veleno allungando a dismisura il tempo necessario a terminarlo.


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