Il postmoderno e il web

par Angelo Cerciello
giovedì 12 giugno 2014

Internet come la realtà dimostra di un essere un “luogo” postmoderno: Internet con le sue infinite pagine e collegamenti ipertestuali, Internet con i siti “centro” del web 2.0 come Facebook, Youtube o Google, un cyberspazio che come le città postmoderne non ha centro, non ha simmetria. Facebook o Youtube sono comunità immense di utenti che rendono il mondo un villaggio globale, usando parole di McLuhan, comunità immense dove le distanze non esistono e le velocità sono supersoniche, comunità delle verità molteplici che si sostituiscono le une alle altre di continuo, Internet come un immenso mare dove navigare, un immenso mare che rappresenta il tutto e il niente che convivono nell'epoca postmoderna, un nulla labirintico e invisibile ma comunque tangibile, un nulla in cui ci sentiamo spaesati e persi e dove possiamo “trovare la strada” grazie ai tanti “cartelloni pubblicitari” che il cyberspazio offre, cartelloni pubblicitari e “insegne luminose” che ci bombardano ogni giorno e che formano la smisurata multimedialità in cui “affogare e immergersi”.

Un'iperrealtà, come la definisce Baudrillard, in cui proviamo “l'estasi della comunicazione”, in cui sperimentiamo ogni giorno emozioni e sensazioni “virtuali” ma anche tanto reali: realtà e cyber-realtà si mescolano in un groviglio indissolubile. Viviamo ogni giorno in realtà virtuali che ammaliano e incantano come giganteschi luna-park, intrattenimento per masse sempre più passive e controllabili.

Il postmoderno è perdersi, il postmoderno è relatività, il postmoderno è indeterminatezza e Internet, le realtà virtuali e il cyberspazio bene esprimono e interpretano tutto ciò. Postmoderno che è anche postumano: tablet, pc, smartphone, tutte queste macchine sono come protesi che segnano l'evoluzione da homo sapiens a uomo-ipertecnologico. Oltre alla fiducia smisurata nella società della tecno-utopia e della tecno-rivoluzione c'è anche la sovrastruttura ideologica della società dell'immagine che propone miti, supereroi, divi da adorare, icone pop, sottoculture, mitologie, etc.

Tecnologia, innovazione e società dell'immagine insieme ad un'opinione pubblica “forte” formano un immaginario collettivo che ha come fine ultimo quello di manipolare, controllare, condizionare e nello stesso rendere manipolabili, controllabili, malleabili grazie a fenomeni come la desertificazione culturale, l'appiattimento sociale e la massificazione.

Un'enorme illusione postmoderna in cui siamo immersi ogni giorno che non ci dice chi siamo ma punta a dirci cosa pensare, come comportarsi, cosa scegliere nella vita.

Abulici e pigri, ci lasciamo condizionare mentre viene annullato il nostro pensiero e la nostra interiorità.


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