Il populismo dei tempi moderni. Siete sicuri che Grillo sia così male?

par Gianluca Agomeri
lunedì 23 aprile 2012

Il populista, chi è costui? Ce lo dicono i TG e i giornali, riportando i commenti dei pensatori più noti: è un essere negativo, dalla dubbia moralità, si lava poco, è brutto e ha l'alito pesante. Se ne parla con disprezzo e derisione, associandolo al male assoluto, al peggio che l'intelligenza italica possa esprimere. Vive nascosto sotto un tombino o in una stalla, urla, fomenta, lancia la prima pietra, ma poi nasconde il braccio. Se c'è un minimo sentimento popolare negativo in fermento, lui salta fuori e se ne nutre, è il paladino delle cause sbagliate, il tentatore, il regista occulto delle azioni deleterie degli uomini.

Guardiamo però la definizione di "populismo" sul dizionario (Sabatini Coletti, dal sito del Corriere della Sera): "Atteggiamento o movimento politico tendente a esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari".

Ah, tutto qui? Cosa c'è di male nell'esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari? Per essere buoni politici bisogna per forza reprimere i desideri del popolo?

C'è però una seconda definizione che ne dà un'accezione più negativa: "Atteggiamento demagogico volto ad assecondare le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità".

Dunque, il populismo visto come demagogia è negativo, e su questo possiamo essere d'accordo: sostenere una tesi dannosa per il paese soltanto perché è il desiderio del popolo sull'onda di un'emozione del momento, questo può essere decisamente pericoloso per una politica che deve avere, tra i suoi compiti, anche quello di fare scelte a volte dure e impopolari per il bene di tutti.

Leggendo queste definizioni, mi viene da fare una riflessione: davvero sappiamo distinguere il populismo buono da quello cattivo, o facciamo di tutta l'erba un fascio?

Rispondo a me stesso con un'altra domanda: populista è colui che pone alla ribalta un problema sollevato dalle classi popolari, o chi blocca la discussione sul nascere gridando al populismo?

Io ho una convinzione: il peggior populista è colui che dà del populista a qualcuno. Perché se davvero siamo di fronte a demagogia, il metodo migliore di battere la tesi avversaria è di contrastarla nel merito, cosa che tra l'altro dovrebbe essere tutto sommato facile.

C'è inoltre un pericolo serio insito nella pratica di dare del populista a un avversario politico: quello di impedire ogni discussione concreta e costruttiva e di creare attriti e fazioni, di ridurre la politica a un pro o contro, a uno scontro tra tifoserie piuttosto che a uno scambio di idee.

Pro o contro Berlusconi? Pro o contro Beppe Grillo? Pro o contro Monti?

Il Movimento 5 Stelle ha un programma elettorale, Beppe Grillo porta avanti determinate idee con convinzione. Vorrei trovare un politico capace di aprire un dibattito serio e dimostrarne la ragionevolezza o l'infondatezza. A cominciare dal finanziamento pubblico ai partiti, che il populista Grillo denuncia da anni, e che, dopo i fatti degli ultimi tempi, i non populisti adesso annunciano con soddisfazione di voler togliere di mezzo o quantomeno ridurre.

Beppe Grillo potrebbe e dovrebbe stare in TV a fare il suo lavoro di comico. Ma fa politica, e invece di gridare allo scandalo del suo populismo, dovremmo domandarci il motivo per cui in molti ne condividono le tesi e soprattutto se si può convogliare la forza cittadina del suo movimento in miglioramenti concreti per il paese, lasciando fuori quella parte, sì demagogica, delle sue idee.

Se i politici sapranno fare questo, davvero la politica italiana comincerà a risollevarsi, e Grillo forse verrà visto come una persona che ha contribuito al cambiamento della nostra società.


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