Il poker per il governo che verrà

par Fabio Della Pergola
lunedì 1 febbraio 2021

Giuseppe Conte sperava di raggruppare un po' di gente preoccupata dal ritorno alle urne per trovare dei sostenitori, i responsabili o costruttori che dir si voglia.

Non a caso ha sbandierato a lungo la minaccia del voto per far capire bene che cosa rischiavano i tanti parlamentari in procinto di perdere il posto. Ne doveva trovare in numero sufficiente per isolare Renzi, determinare una nuova maggioranza e ripartire con un suo terzo governo potendo fare a meno di lui. E quindi liberandosi della sua capacità di ricatto che viene da lontano.

Matteo Renzi non a caso fu il più solerte e convinto sostenitore (insieme a Beppe Grillo) della nascita del governo giallorosso (il 5 settembre 2019), ma fu anche – tredici giorni dopo (sic), il 18 settembre 2019 – il fondatore di Italia Viva, nata strappando parlamentari al PD, a Forza Italia, al Gruppo Misto e perfino, una, al M5S. Dire che avesse pianificato di crearsi una sua nicchia capace di un peso politico molto superiore alla sua presenza reale nel paese, è una ovvietà.

Purtroppo per Conte la minaccia delle urne funziona solo se è davvero credibile altrimenti gli altri giocatori vengono a vedere il tuo bluff e resti con la tua coppia di sei in mano a guardare nel vuoto.

In altre parole i “responsabili”, seduti al tuo stesso tavolo, non accorrono a salvarti come sarebbero accorsi se il rischio del voto fosse stato reale.

Ma non lo era, se non altro perché i Cinquestelle non ci pensano proprio di sottoporre al giudizio degli elettori i propri due anni e mezzo di governo un po’ con l’uno e un po’ con l’altro, dopo che hanno spergiurato per anni che non si sarebbero mai e poi mai alleati né con l’uno né con l’altro. Vedersi dimezzati dopo il voto è il minimo che i sondaggi prevedono per loro. Se poi si aggiunge il taglio dei parlamentari che essi stessi hanno voluto, anche un bambino capisce quanti grillini resteranno in parlamento dopo le prossime elezioni.

In sintesi l'azzardo di Renzi sembra vincente (con quali benefici per la nazione non è dato sapere). E specularmente il presidente Conte sembra aver perso il primo round anche se la sua testa non sembra essere ancora nel cesto.

Non abbastanza “costruttori” si sono fatti avanti, chi per non avvicinarsi a chi sta cominciando a emanare lo sgradevole odore del perdente e chi per tenersi al calduccio nella sua casetta politica non volendo alzarsi una mattina, da reietto, nella parte sbagliata del parlamento.

L'unico che potrebbe sgambettare il disegno dei tagliatori di teste è il Partito Democratico che potrebbe decidere per uno strappo improvviso e ordinare il rompete le righe. Imponendo a tutti di andare al voto davvero, contando sul fatto che un secondo accordo tra M5S e Lega sembra assai poco probabile e che quindi senza non c'è altro governo possibile se il PD non vuole. Qualche accenno c'è stato, ma troppo poco per essere credibile.

Se invece lo diventasse qualcuno, preso da improvviso panico, potrebbe accorrere sul serio.

Da Italia Viva, dal Gruppo misto e magari anche altri... tutti quelli che potrebbero cominciare a sentir traballare il seggiolone, smetterebbero di ridacchiare alle spalle del povero Giuseppi e comincerebbero a riflettere su cosa vogliono fare da grandi.

Conciliaboli notturni, intreccio spasmodico di telefonate, incontri nelle segrete stanze e poi forse perfino Berlusconi potrebbe cominciare a pensare che, dopotutto, a Forza Italia potrebbe convenire essere l'ago della bilancia in un Conte Ter – con tutto quello che ne consegue anche in termini di gestione dell'immane tesoro in arrivo da Mamma Europa – piuttosto che il ruotino di scorta del governo grigioverde prossimo venturo, impossibilitato perfino a ricattarlo, quel governo di destra, per mancanza di una controparte a cui potersi appoggiare vista la disgregazione sempre più evidente nel campo di centrosinistra.

C'è da chiedersi se Zingaretti lo farebbe, visto che c'è da prendersi la responsabilità - se le cose poi non vanno nel verso giusto e si va al voto - di consegnare il paese proprio al governo grigioverde, ma anche con l’intima soddisfazione di mettere nell'angolo proprio il Rottamatore per eccellenza. 

Se la mossa riuscisse salverebbe Conte e il governo giallorosso mentre Renzi finirebbe nell'irrilevanza. In caso contrario lo vedrebbe probabilmente sparire (almeno per un bel po’ visti i sondaggi) dalle sacre aule.

Io ci penserei, dopotutto potrebbe perfino sembrare una mossa dignitosa finalmente. Potrebbe perfino sembrare una mossa, una. Un segno di vita.

L'alternativa? Un Renzi sempre più centrale nel ruolo di decisore ultimo delle politiche italiane. Non è esattamente quello che gli italiani volevano visti i risultati del referendum 2016 e delle successive amministrative dove i candidati renziani hanno fatto fatica a farsi eleggere. Né quello che gli italiani vorrebbero visti i sondaggi attuali.

Parafrasando qualcuno, "'il più impopolare vuole la testa del più popolare". E figuriamoci se può essere popolare uno che va a dire a un principe saudita che gli "invidia il costo del lavoro" (sic).

Foto: Governo.it


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