Il pitbull, il magistrato e gli interrogativi

par Pere Duchesne
giovedì 25 novembre 2010

Se sono proprietario di un pitbull che lascio circolare liberamente e questo morde un passante, sono giustamente imputato di lesioni e e condannato al pagamento dei danni. Se poi dopo qualche mese, lascio di nuovo liberamente circolare il cane e questi aggredisce e uccide una persona, sono imputato di omicidio colposo, come minimo, ed obbligato a rifondere i danni.

Ora, se un magistrato mette in libertà, o ai domiciliari, che sostanzialmente sono la stessa cosa, una persona già condannata per accoltellamento e questa di nuovo uccide, il magistrato che lo ha messo in circolazione non è responsabile di nulla, non deve rifondere alcun danno e dobbiamo ringraziarlo se per caso dice “che è dispiaciuto”. Come si è potuti arrivare in una democrazia ad una corporazione come la magistratura italiana? Come è possibile che ci ritroviamo con magistrati, mediamente fannulloni, vedi i due mesi di ferie e il lavoro fatto solo al mattino, occupati in lavori extra ben retribuiti, impegnati nelle inchieste che danno alta visibilità mediatica e coinvolti in fazioni politiche? Come è possibile che ci siano milioni di processi arretrati e che la gente preferisca una malattia piuttosto che finire in mano ai giudici? Come è possibile che una categoria goda di una bassissima stima della gente e che si opponga poi a qualsiasi ipotesi di riforma? Come è possibile che a criticare la categoria si rischia di trovarsi denunciati per “offese alla magistratura”? E’ possibile, purtroppo, in Italia, e la mancanza di una vera magistratura è una delle cause, non certo l’ultima, della fragilità della nostra democrazia. Cosa possono fare i disgraziati genitori dell’ultima vittima di un delinquente messo ai domiciliari dalla leggerezza di un giudice? Possono denunciare il magistrato? E se lo fanno, chi lo giudica? E dopo quanti anni si arriva ad una sentenza? Quanti magistrati sono stati condannati in Italia al pagamento di danni per errori fatti?

Quando succedono fatti gravi, come vediamo ormai quasi quotidianamente, dovuti all’incuria o alla leggerezza di magistrati, l’autodifesa di questi signori recita che “loro applicano le leggi che altri fanno” e che questo è il loro dovere: ma se la legge contrasta con i loro interessi, non si applica e si scende in sciopero. Le leggi si applicano ai sudditi, purchè siano gente semplice e comune, e stiano bene attenti a come si comportano: se sono incensurati rischiano molto di più dei delinquenti patentati. Purtroppo in Italia nessuno può dire “ci saranno pure dei giudici a Berlino”.


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