Il piacere del fumetto "sexy"
par LucidaMente
sabato 6 ottobre 2012
La letteratura erotica può essere espressa con gioia, senza scadere in miserie morbose e volgari, ma anche senza perdere i toni eccitanti connaturati con il genere. Vediamo come ci hanno provato alcuni artisti delle nuvole parlanti
In Quando in Italia impazzava il fumetto erotico abbiamo rievocato un genere popolare estinto, cioè quello del fumetto erotico popolare che aveva impazzato nelle edicole italiane per circa due decenni, sino agli anni Ottanta. Quel tipo di immaginario erotico, però, aveva le sue radici in una cultura cattolica e bacchettona e, pertanto, era portatore di una visione del sesso cupo e morbosa, entro la quale il piacere era imprescindibile dal peccato. Quei fumetti erano permeati da una indiscutibile asprezza trasgressiva, la quale non aveva fini liberatori, bensì di onanistico compiacimento. Da tali presupposti derivavano inevitabili frequenti cadute in perversioni sado-masochistiche o comunque in fantasie sessuali che riducevano la donna a un mero oggetto da possedere e usare. Quando le censure vennero a mancare del tutto, il fumetto erotico scivolò in un genere palesemente pornografico e di pessimo gusto.
Una diversa visione dell’eros arriva tardi in Italia, solo negli anni Ottanta. È Milo Manara che, in particolare con Il gioco (1983), regala al lettore immagini e avventure che offrono una visione, al contempo piena e leggera, del sesso come ricerca del piacere nel divertimento. La contemplazione della sessualità, depurata da sensi di colpi o da pesanti morbosità, costituisce un elemento di originalità che stupisce e piace al pubblico, non solo italiano, e sancirà il successo di Manara. Ma sono anche altri gli autori, magari meno conosciuti, che ci regaleranno nei loro fumetti una visione del sesso come piacevole trasgressione, esercizio sano e irrinunciabile, imprescindibile forza vitale.
La rivista Totem, nella “nuova serie” (poi divenuta “magazine”), proposta ai lettore nella seconda metà degli anni Ottanta, offre sempre più spazio a storie erotiche di autori italiani (Manara, Crepax, Magnus) e stranieri, anche sconosciuti, come il francese Martin Veyron, che colpisce con il suo La zona erotica, una intrigante e disincantata novella fumettistica che ride del sesso, dei miti e delle manie collegate (in particolare di quelle maschili). Il nuovo corso di Totem, per quanto non lunghissimo (la rivista chiuderà nel 1987), avrà il merito di fare da prototipo a una serie di esplicite riviste improntate al fumetto erotico che, negli anni Novanta, succederanno a gran parte delle “riviste d’autore”, le quali, di fatto, nel panorama fumettistico italiano, godono di una vita piuttosto effimera.
Ambizioni analoghe assumerà la testata Selen (editrice 3ntini, 1994), che prende il nome dalla omonima pornoattrice di cui sono pubblicate le avventure private, cioè quelle del suo alter ego, Luce Caponegro. È autore delle storie a fumetti di Selen Luca Tarlazzi, dotato di un tratto discreto, ma soprattutto ottimo sceneggiatore e narratore. Seppure le esplicite situazioni illustrate sfocino nella pornografia, la rappresentazione giocosa dell’atto sessuale, il gioviale erotismo delle situazioni e la mancanza di moralistica morbosità, comportano un positivo distacco del lavoro di Tarlazzi dagli onanistici pornofumetti trash di qualche lustro prima.
Sembra scomparso un fumetto dichiaratamente erotico, di qualità e allo stesso tempo popolare. Eppure le esperienze raccontate non si sono dissolte nel nulla. I tempi e i costumi sono oramai mutati e influenze glamour hanno contaminato storie e personaggi persino della casa editrice più autorevole e tradizionalista: la Sergio Bonelli Editore. Ma dell’erotismo in casa Bonelli parleremo in un’altra occasione.
Antonio Tripodi
(LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)