Il patrimonio delle banche italiane è solido. Ma devono fare di più per la ripresa economica

par Paolo Borrello
giovedì 13 gennaio 2011

Le grandi banche commerciali mondiali restano critiche e diffidenti sulle conseguenze derivanti dall’applicazione delle norme di Basilea3 che dovrebbero entrare in vigore, seppure con gradualità, a partire dalla fine del 2012. Appuntamento al quale gli istituti di credito italiano guardano con relativa tranquillità soprattutto grazie alla solidità del proprio patrimonio. Alla riunione nella sede della Bri – Banca dei regolamenti internazionali – di Basilea, diversi amministratori delegati di grandi banche mondiali (per l’Italia è stata segnalata la presenza dell’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera) secondo alcune fonti sono tornati ad esprimere dubbi e critiche ai banchieri centrali del G10 riuniti per il “Global Economy Meeting” presieduto da Jean Claude Trichet. Gli istituti di credito sembrano così voler reagire alle critiche dei politici e autorità di controllo. Dopo le pressioni del governo britannico sui bonus, ieri la Commissione europea si è detta orientata a proporre norme legislative che introducano una tassa europea sulle attività finanziarie mentre sul Wall Street Journal diversi economisti hanno espresso preoccupazione per le nuove regole sul capitale, non ritenute abbastanza forti.

La preoccupazione del sistema bancario, riportata dal Financial Times, è però che oltre alla regole di Basilea3 le nuove tasse varate da diversi governi europei possano limitare fortemente gli utili, tagliandoli, secondo alcune stime, fino a un quarto. La posizione di critica verso le regole di Basilea tuttavia non è monolitica e mostra differenze fra gli Stati Uniti e l’Europa, specie quei paesi come l’Italia dove le banche sono più rivolte verso le attività tradizionali di finanziamento a famiglie e imprese e meno nell’ “investment banking” o nel “trading”. Correzioni a misure ritenute ingiustamente punitive per chi non ha causato la crisi, come ha riconosciuto anche l’Abi e la Banca d’Italia, sono state peraltro realizzate rispetto alla prima versione di “Basilea 3”. “Le banche italiane sono solide e in grado di sostenere l’impatto di applicazione delle nuove regole” aveva spiegato appena poco prima delle feste il direttore generale di Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni in un incontro dedicato al tema. E secondo il rapporto di previsione Afo-Financial Outlook 2010-2011 diffuso oggi dall’Abi, dopo una riduzione del 29% nel 2009, l’utile netto delle banche potrà segnare una lieve ripresa pari a 5,5 miliardi di euro nel biennio 2011-2012. Dati che “confermano come le banche italiane sono solide e a supporto delle famiglie e delle imprese”.

Le banche italiane, spiega il rapporto, sono impegnate anche sul fronte del rafforzamento patrimoniale che registrerà un incremento per tutto il triennio di previsione: con un tasso di crescita medio annuo dell’11%. Che le banche italiane siano in generale più solide di diverse altre banche europee e soprattutto di quelle operanti negli Stati Uniti è certo. Quanto all’adeguatezza della loro azione a sostegno delle famiglie e delle imprese qualche dubbio, ed è un eufemismo questo, può essere formulato. Infatti se è vero che, soprattutto in una situazione di crisi finanziaria che perduta, gli istituti di credito devono considerare come obiettivo prioritario, al di là delle norme previste da “Basilea 3”, quello della propria solidità patrimoniale, tale obiettivo non deve rimanere l’unico, nel senso che le banche italiane devono garantire, il più possibile, un adeguato flusso di credito nei confronti delle famiglie e delle imprese. Se vi è eccessivo timore da parte degli istituti di credito la conseguenza è evidente: gli investimenti e i consumi non possono che essere condizionati negativamente. Ed in Italia sia la dinamica degli investimenti che quella dei consumi è del tutto insoddisfacente, determinando così una crescita economica molto debole, anche perché le esportazioni non crescono nella misura necessaria a controbilanciare l’andamento asfittico di consumi ed investimenti. Quindi anche le banche italiane devono fare la propria parte nel favorire la ripresa economica e sono proprio i dati sulla loro solidità patrimoniale a dimostrare che esse possono fare di più in questa direzione.


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