Il passaggio dalla medicina di attesa a quella d’iniziativa

par Rodolfo Buccico
giovedì 24 febbraio 2011

"La medicina generale riveste un ruolo fondamentale nell'erogazione dell'assistenza sanitaria primaria"; un'affermazione che spesso abbiamo udito e condiviso al punto di crederci, almeno fino a quando i fatti quotidiani ci hanno suggerito qualche dubbio in proposito. Il modello che prevale allo stato attuale è quello della medicina di attesa, basato sull'evento che richiede l'intervento medico.

Tale modello rappresenta il riferimento base della formazione medica e pertanto appare ai più come connaturato alle cure primarie ed alle altre forme di medicina del territorio. Questo tipo di modello potrebbe essere soppiantato dalla medicina di iniziativa, che trae linfa dai dati epidemiologici e si estrinseca tramite un'offerta proattiva nei confronti della popolazione sanitaria.

La medicina d'iniziativa richiede uno sforzo concettuale che possa condurre ad un atteggiamento lavorativo di gran lunga differente. Uno sforzo analogo deve essere compiuto da parte del paziente, che viene assistito in un contesto multiprofessionale a schema rigido, nel quale il suo impegno nei confronti del suo stato di salute viene ad aumentare. Nell'ambito delle patologie croniche la medicina d'iniziativa rappresenta un'ottimo modello assistenziale sia in termini di gestione dei percorsi diagnostico-terapeutici sia nell'ottica della sostenibilità economica e sociale di queste malattie.

La transizione dal modello attendista a quello proattivo prevede necessariamente un'investimento in termini culturali, organizzativi e strutturali che coinvolga gli stakeholder agenti nel processo assistenziale.


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