Il papa che farnetica l’offesa a Dio

par Maurizio Fiumara
lunedì 28 marzo 2011

Quando papa Benedetto XVI, nella ricorrenza dello scempio del 24 marzo 1944, avvenuto alle Fosse Ardeatine, parla di “offesa gravissima a Dio” è evidente il disumano paradosso, a dimostrazione che anche tra i ministri della Chiesa si siano smarriti i veri valori umani, allontanando ancora di più la speranza di poter trovare, un giorno, punti d’incontro tra il pensiero religioso cristiano e gli atti della ragione. 

L’esistenza di un dio che avesse permesso a quei suoi figli un destino così infausto, nel venire al mondo per essere sacrificati, troppo presto e con un colpo di pistola alla nuca, rispettoso solo del libero arbitrio, esprime inevitabilmente, e proprio al contrario, un’offesa all’Uomo da parte di Dio, a cui si aggiunge quella di un papa che, in primis, ‘dovrebbe’ essere uomo. 

E neanche la Vergine, di bianco vestita, libera di apparire in ogni momento ed in ogni angolo della Terra a pastorelli e contadini, non brilla di luce più splendente, se non è stata in grado (neppure Ella) di trovare qualche secondo del suo infinito tempo per, non dico salvare (il libero arbitrio vale per tutti) ma almeno manifestarsi ed infondere quel calore, urgente e giusto, a trecentotrentacinque povere “anime”, tra soldati e civili italiani, che fino all’ultimo respiro hanno implorato, con fede, il nome di Dio, aspettandosi, c’è da crederlo, un suo intervento. 

Quale disegno di Dio si può supporre? Forse non furono sufficienti l’eccidio delle foibe o i campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz, Birkenau, Buchenwald, Ravensbrück, Mauthausen, Jasenovac, Sobibór? Era davvero necessario anche il massacro romano?

Ma che dio è un Essere che ha bisogno continuamente di morti per realizzare i propri disegni, se non un dio fallito?


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