Il nuovo gioco dell’estate italiana

par Phastidio
giovedì 11 agosto 2011

 

Mentre parassiti di ogni calibro dicono la loro su una patrimoniale straordinaria, che è l’ultima, prevedibile (e prevista) scorciatoia di una classe politica inetta e meritevole di una rivolta non solo verbale, non dovrebbe sfuggire (ma sfugge, ampiamente) il fatto che stiamo correndo con la lingua a penzoloni verso una stretta fiscale che finirà col fare crollare la situazione su se stessa.

La patrimoniale, si diceva: è comoda, rapida, di pronta esazione (conti correnti, immobili, depositi titoli). Piace molto alle nostre termiti sociali, come il prestigioso sindaco di Roma, o il masaniello Fabio Granata, o l’intero Pd, che usa il termine ormai come un mantra; o a blogger de il Fatto che sognano l’Uomo Nuovo e di ripristinare la “giustizia sociale”, ma finiranno con lo spararsi nelle gonadi, visto che con ogni probabilità, una misura di questo genere cadrà anche e soprattutto sui risparmiatori medi e piccoli.

A corollario di questo delirio estivo, il fatto che moltissimi di questi acari aggiungono alla lista della spesa anche la celeberrima “tassazione delle rendite finanziarie”, sognando forse di colpire i Soros ma prendendo in pieno la Sora Lella. E ribadiamolo, alla nausea: un aumento della cedolare secca colpisce non solo i flussi cedolari delle obbligazioni, ma anche i capital gains, ed opera anche in modo simmetrico. Quindi, visto dove sono i mercati azionari, con minusvalenze del 20 per cento in una settimana, tutta la manovra si trasformerà in un aumento dei crediti d’imposta, per il riporto a nuovo delle perdite. Sono geniali, questi parassiti della politica.

Soprattutto, in queste ore si discute di un prelievo una tantum, come quello che Prodi impose per agevolare l’entrata in Europa. E infatti già si parla di chiamarlo non patrimoniale ma “Eurotassa”, proprio come usava ai tempi di Prodi. Se le cose andassero così, sarebbe la nemesi definitiva per i Buffoni della Libertà, dopo la campagna anti-evasori che ha riabilitato in modo postumo le “tasse bellissime” di Tommaso Padoa Schioppa.

Ma il picco del sublime si raggiunge nell’editoriale di oggi di Vittorio Feltri, che sostiene che, date le resistenze di Berlusconi ad un prelievo straordinario, vi è un’unica via d’uscita:

«Per far digerire al premier una simile tassa, sarà necessario almeno cambiarle definizione»

Orwell docet, evidentemente. Oppure il “premier” è un vecchio rimbambito o un facilone prono ad essere raggirato, secondo Feltri. Interessante poi il fatto che il governo non intenda rendere pubblica la euro-missiva in cui Trichet e Draghi suggerivano le misure da adottare per la correzione. Forse perché si trattava soprattutto di tagli di spesa, mentre i nostri parassiti vogliono soprattutto aumenti di imposte, per mandare definitivamente il paese a puttane. Nel frattempo, dalle parti di Gemonio, tra un dito medio, un rutto ed un pannolone, il condottiero dallo spadone afflosciato reitera il suo no alla eliminazione delle pensioni di anzianità, perché colpirebbero gli operosi padani. Per fortuna ora il Trota studia economia in modalitàhomeschooling col Cepu, c’è speranza per il futuro.

E mentre torme di pennivendoli digitano furiosamente per salvare il proprio fondoschiena, invocando tagli senza pietà tranne che ai sussidi che tengono in vita i loro falliti giornali, non abbiamo neppure la magra soddisfazione di leggere la ribellione dei blogger di centrodestra. Anche loro si sono istituzionalizzati, evidentemente: le dissonanze cognitive fanno sempre male, e per di più ora alcuni di loro vivono di costi della politica, direttamente o indirettamente. Sono lontani i tempi dei libri-feticcio e della foto di Barry Goldwater sul comodino. Ora ci si arrabatta puntando il ditino sullo statalismo della sinistra, perché in fondo tutti teniamo famiglia e sussidi. Al massimo, possiamo sempre prendercela col socialista Obama.

Curioso che nessuno dei nostri legislatori si sia fatto venire in mente che un modo per tassare secondo capacità contributiva effettiva ci sarebbe, e lo abbiamo illustrato tempo addietro: redditi di capitale in dichiarazione dei redditi, con franchigia. Troppo spregiudicato, evidentemente, e soprattutto finirebbe con il creare grattacapi ai bersagli grossi. Ma non si parli di patrimoniale, “almeno non ora”, come ha detto giorni addietro Alberto Sordi Francesco Rutelli. Presto questa farsa italiana sarà terminata e ci congratuleremo per il senso di responsabilità di una classe politica che ha rinunciato alle ferie estive per promuovere una manovra che accelererà la ricaduta in recessione del paese.


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