Il nuovo Berlusconi

par Camillo Pignata
venerdì 30 novembre 2012

L'altra sera, non c’è stato un confronto tra due dirigenti dello stesso partito, ma tra dirigenti di partiti avversi. Non si sono confrontati due modelli diversi di centro sinistra, ma un modello di centrosinistra e un modello di destra. Ieri sera, nel confronto Renzi/Bersani, è nato un nuovo Berlusconi, si chiama Matteo Renzi.

L’affannosa ricerca della destra di un nuovo partito, di un successore, è ormai un lavoro inutile. Un partito e un leader della destra moderata già esiste e si trova all’interno del PD. Dalla politica estera alla politica del lavoro, alla gestione della campagna elettorale, Matteo Renzi ha espresso tutta la cultura, l’arroganza e la superficialità, l’inaffidabilità e la radicalità della destra berlusconiana.

La superficialità è nel DNA di questo politico che, quando si arrischia nei tortuosi sentieri della concretezza, delle cose da fare, delle ricette da adottare, fornisce indicazioni, scontate trite e ritrite. Emblematiche al riguardo sono le risposte al problema Ilva, al problema fisco. Alla domanda sull’inquinamento di Taranto, ha risposto con una sequela di atti di accusa, non meglio specificati, contro i governanti nazionali e locali. Allo stesso modo, sull’evasione fiscale ha indicato come soluzione l’incrocio dei dati, uno strumento utilizzato da anni dall’agenzia delle entrate, senza nessuna nuova indicazione. E così ha liquidato la politica fiscale di Visco che tanti risultati ha ottenuto, con un attacco populista ad Equitalia, enucleato arbitrariamente dal suo contesto normativo, senza distinguere tra pregi e difetti di questo organismo e dei suoi poteri.

Come si risolve il conflitto tra salute e lavoro? Come si contrasta l’evasione fiscale? Domande rimaste senza risposte. Ma l’Italia, ha bisogno di queste risposte, di soluzioni ponderate e per questo efficaci per risolvere i suoi problemi, che sono tanti gravi ed urgenti, a partire dall’emergenza ILVA e dall’emergenza sanità.

L’arroganza. Renzi ha trovato poche cose buone nell’esperienza governativa del centro sinistra e in esse si è riconosciuto da compagno di partito. Ha poi evidenziato tutti gli errori di questa esperienza, da cui ha preso le distanze da avversario e non da compagno di partito. Per le cose buone usava il termine noi. Per le cose sbagliate usava il termine voi. Le cose sbagliate erano sempre degli altri, le cose buone erano sempre sue insieme agli altri.

L’annuncio a pagamento di un invito a votare anche senza aver partecipato al primo turno, significa, come ha detto il presidente del comitato dei garanti Luigi Berlinguer, disinformare e fomentare polemiche. Tutto ciò non appartiene alla tradizione della sinistra ma di una destra becera e stracciona.

Inaffidabilità. E intanto il sindaco di Firenze parla di regole rimettendo in discussione una normativa da lui stesso approvata. Ma le virtù di un leader sono la responsabilità dell’esempio, il rispetto di quanto concordato, il rispetto delle regole approvate. Ma tutto ciò non appartiene al sindaco di Firenze.

La radicalità. Renzi non è un uomo di destra moderata, ma di destra radicale. E la radicalità destrorsa del sindaco è venuta fuori sui temi di politica del lavoro e di politica estera, dove ha espresso una posizione politica che va al di la delle stesse posizioni berlusconiane.

Ritenere legittimo un licenziamento senza giusta causa, lasciare i lavoratori senza reddito e senza pensione, l’allungare l’età senza tener conto dei lavori usuranti è qualcosa che neppure l’UDC accetta in maniera convinta ed entusiasta.


Leggi l'articolo completo e i commenti