Il nucleare, i finanziamenti ai partiti, il porcellum e i referenda calpestati

par Gloria Esposito
sabato 11 luglio 2009

E’ stato approvato al Senato il disegno di legge sullo “sviluppo” quindi ritornerà il nucleare. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, il Governo potrà adottare dei decreti legislativi per la localizzazione dei siti degli impianti, di quelli di stoccaggio e di deposito dei rifiuti radioattivi.
 
In barba alla consultazione referendaria del 1987 a cui partecipò il 67% dell’elettorato attivo esprimendosi con l’80% dei voti validi per il “si” (abrogazione) con cui sostanzialmente si decise che lo Stato non poteva finanziare gli enti locali per la presenza sui loro territori delle centrali e non poteva intervenire nel caso in cui il Comune non avesse concesso l’autorizzazione di apertura dell’impianto sul proprio territorio; inoltre fu tolta la possibilità all’Enel di partecipare all’estero alla costruzione di centrali. Una chiara presa di posizione, ignorata dai politici.
 
La consultazione referendaria del 1993, invece, è stata ribaltata dalla legge elettorale del 2005 che lo stesso firmatario Calderoli definì “porcata”: verrà quindi ricordata negli annali come il “Porcellum”. Questa legge prevede il ritorno al proporzionale seppure con dei correttivi, quali le soglie di sbarramento e il premio di maggioranza che viene assegnato in maniera differente alla Camera e al Senato creando cosi una tendenziale instabilità politica (cioè è possibile la formazione di maggioranze di diverso colore politico alla Camera e al Senato e quindi l’impossibilità di poter esprimere il voto di fiducia ad un Governo); inoltre è stata introdotta la lista bloccata ovvero il cittadino non può più esprimere le proprie preferenze per cui l’ordine dei candidati viene deciso solo ed eclusivamente dai partiti. Al referendum del 1993 sull’abolizione della legge elettorale del Senato per introdurre il sistema maggioritario,parteciparono il 77% degli aventi diritto e il si (abrogazione) fu raggiunto con l’82,7% dei voti validi. Infatti la svolta fu epocale perché si passò dal sistema proporzionale puro in vigore dal 1946, che fotografava l’effettivo “peso” di ogni partito all’interno della società e che portava a maggioranze di Governo formate da accordi tra partiti dopo l’elezioni, al sistema maggioritario, che taglia fuori i piccoli partiti (sotto la soglia del 4%) per dare maggiore stabilità e potere decisionale al Governo. Fu introdotto cosi, sull’onda della consultazione referendaria, il cosiddetto “Mattarellum” (da Sergio Mattarella) che prevedeva il 75% di seggi assegnati con il maggioritario a turno unico e il 25% con metodo proporzionale (in modo da garantire una buona rappresentatività).
 
E veniamo poi all’ultimo quesito referendario di grande rilevanza completamente disatteso. Sempre in seguito alla consultazione referendaria del 1993 si ebbe come ulteriore risultato l’abolizione dei finanziamenti ai partiti, che venne prontamente reintrodotto come “rimborso spese per le consultazioni elettorali” calcolato ovviamente, non sul numero effettivo dei votanti alle elezioni ma sul totale degli aventi diritto. Nel 2002 il “rimborso” ai partiti salì da 800 lire ad un euro per ogni elettore e fu calcolata per tutti i 5 anni della legislatura, non più solo una vola a legislatura(la cifra fu quindi quintuplicata). Nel 2006 con il decreto “Milleproroghe” l’erogazione annuale si estese anche “in caso di scioglimento anticipato delle Camere” per cui di fatto i partiti godono di un doppio finanziamento. Per quanto riguarda invece la legge elettorale introdotta alle scorse elezioni europee, Cladio Fava di “Sinistra e Libertà”, in risposta ad un articolo di Pino Corrias dice che “la legge elettorale, voluta dal PD e votata da tutto il Parlamento, ha fissato al 4% anche la soglia per il rimborso alle elezioni europee, a differenza di quanto accade per le elezioni nazionali. E a differenza di quanto accadeva cinque anni fa quando, senza alcuna soglia, il partito di Di Pietro, con appena il 2,2%, portò a casa un sostanzioso rimborso elettorale. Perduta ogni memoria di quell’incasso, l’IDV, assieme al PD e alle destre, hanno cambiato la legge”.
 
E meno male, direi.

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