Il melodramma: nato e "ucciso" in Italia?
par Maria Rosa Panté
martedì 4 maggio 2010
Ricordo di Claudio Monteverdi, inventore dell melodramma e uomo libero
Il musicista che compì questo miracolo era italiano, da alcuni musicologi tedeschi viene considerato il più grande compositore occidentale, ma in Italia non è molto conosciuto, si tratta del cremonese Claudio Monteverdi. Visse a Cremona poi a Mantova infine a Venezia tra il 1567 e il 1643. Già in vita il suo talento fu riconosciuto a livello internazionale
Il Vespro venne offerto al Papa.
Il musicista, che a Mantova non era abbastanza valorizzato e anche remunerato, sperava che grazie all’opera sublime sarebbe stato invitato al servizio del Papa, ma ciò non avvenne: l’opera fu ammirata, ma Monteverdi rimandato a Mantova dei Gonzaga.
Monteverdi è fondamentale per la storia della musica perché di fatto fu l’iniziatore dell’opera lirica, del melodramma. Di lui ci restano tre opere complete: “Orfeo”, “Il ritorno di Ulisse in patria” e “L’incoronazione di Poppea”.
Volevo scrivere del Vespro per ricordare Monteverdi, il mio grande amore musicale, ma mi rendo conto che scrivere dell’inventore dell’opera lirica è di un’attualità sconcertante.
Non discuterò del progetto Bondi, contro i cui tagli (perché questo governo quando taglia parla di riorganizzazione? Nella scuola è così, a quanto pare anche nel mondo della lirica!) si scagliano tutti i teatri d’opera, tutti i musicisti, persino direttori di fama internazionale come Zubin Mehta.
No, vorrei parlare ancora di Monteverdi la cui vicenda diventa oggi metafora della situazione dell’artista.
Monteverdi a Mantova non solo non venne riconosciuto, ma dovette sempre insistere per avere il suo stipendio, per essere pagato, avere i fondi (diciamo) con cui mantenere sé e i figli (rimase infatti vedovo molto presto). Fu sottoposto, lui, il più grande, ai capricci d’un signore, d’una famiglia, i Gonzaga, che dopo molti anni lo licenziarono su due piedi. Per fortuna sua (ma anche nostra) Monteverdi trovò non solo un nuovo impiego, ma l’onore che meritava nella Repubblica di Venezia.
E quando, dopo qualche anno e con un nuovo Principe, i Gonzaga gli chiesero di tornare rispose con un rispettoso, ma secco rifiuto perché impagabile era a Venezia la sensazione non solo della sicurezza economica, della dignità riconosciuta, ma anche l’ebbrezza della libertà...
Ecco la differenza fra un principe capriccioso, che non sa tenersi i suoi talenti, e uno stato libero che valorizza i suoi artisti, ricavandone merito imperituro.
Magari questo governo (e tutti i governi di tutto il mondo) dovrebbe ripassare la storia di Monteverdi: questa è a lieto fine per fortuna.
Speriamo sia un augurio anche per l’arte e gli artisti italiani.