Il grande merito di Fini

par paolo
mercoledì 22 dicembre 2010

Lo strappo di Fini con Berlusconi è stato al centro delle attenzioni di tutti i commentatori degli ultimi mesi, appassionando anche quelli che normalmente non si dannano l'anima per questioni che spesso appaiono come beghe di cortile in quel grande circo Barnum che è la politica italiana .

Da quel tanto atteso discorso di Mirabello del 6 Settembre scorso che, di fatto, ha sancito lo sfarinamento del Popolo delle Libertà, sono passati alcuni mesi dove è successo di tutto e di più. Fare una cronologia degli avvenimenti, oltre che inutile, sarebbe anche impossibile dal momento che si è proceduto per messaggi contradittori. L'uscita di Fini dal partito di Silvio Berlusconi non è mai stata coerentemente messa in discussione, così come la formazione di un nuovo soggetto politico, ma l'ambigua pervicacia con la quale si sono sostenute le votazioni nelle aule parlamentari a sostegno della maggioranza, hanno ingenerato il dubbio che di fatto si trattasse di una manfrina per ritagliarsi uno spazio personale. Si è detto a profusione che in fondo Fini, ambizioso almeno quanto Silvio, non reggeva più al ruolo di eterno secondo e, prevedendo la longevità politica del premier, cominciasse a battere i piedi con impazienza. D'accordo ricopre pur sempre un ruolo istituzionale di grande prestigio come tale è il Presidente della Camera dei Deputati, ma l'uomo indubbiamente ambisce ad un ruolo più incisivo sulle scelte politiche di indirizzo generale. Fini ed il suo entourage hanno sempre rifiutato questa interpretazione personalistica e, in tutte le occasioni, hanno puntualizzato le motivazioni che hanno indotto alla frattura, come funzionali ad un deficit di democrazia interna al Popolo delle libertà e, soprattutto, con il potere di ricatto che la Lega esercita su Silvio, determinando di fatto la linea politica del partito . I vari Italo Bocchino, Adolfo D'Urso, Fabio Granata, ecc... si sono spesi sui media allo sfinimento proprio per dare questa interpretazione "politica" e per zittire tutte le voci malevole messe in giro dalle solite grancasse del premier: Giornale e Libero in testa.

Nelle feroci polemiche che sono seguite, senza esclusione di colpi e con termini molto crudi, all'accusa di tradimento rinfaccaciata dal popolo azzurro, i finiani hanno ribattuto colpo su colpo, stigmatizzando i comportamenti goderecci di Silvio Berlusconi, le cui performance creano imbarazzi a livello internazionale, oltre ovviamente, ad imputargli il mancato rispetto degli impegni presi di fronte all'elettorato di centro destra (le promesse mancate di Silvio) .

In questo bailame di interpretazioni sul Fini-pensiero, supportato dalle analisi di Alessandro Campi che è l'intellettuale del movimento Futuro e Libertà (Fli) e che detta la linea di indirizzo teorico della nuova formazione politica di destra, si è detto tutto ed il contrario di tutto, soprattutto in relazione a quel nascente polo di centro che, assemblando il Fli all'UDC di Casini, all'API di Rutelli e all'MPA di Lombardo, darebbe origine, negli intendimenti dei promotori, ad una nuova destra democratica e di stampo europeo.

E questo è il primo merito che da tutte le parti, fatti salvi i Berluscones, è stato riconosciuto a Fini. Una nuova destra non intrisa del personalismo sgangherato e imbarazzante come quello che interpreta l'uomo di Arcore alla perenne ricerca di sfuggire dai suoi processi.

Il secondo merito, anch'esso ampiamente riconosciuto, è stato quello di avere fatto quello che la asfittica, impalpabile, penosa opposizione Bersaniana non solo non ha saputo fare ma che non avrebbe mai potuto fare neanche si fosse arrivati alle calende greche.

Quello che invece io intendo sottolineare come vero merito, a mio avviso più importante tra tutti, è l'opera di dragaggio nella destra storica che ha separato l'anima peggiore rappresentata dai residui fascistoidi, da una destra con connotati decisamente più accettabili e riconoscibili su scala europea. Evidentemente l'opera di centrifugazione dei movimenti estremistici di destra non aveva risolto l'opera di democratizzazione della destra storica erede del MSI e di Alleanza Nazionale . 

Per capire il senso di quello che sto dicendo basta prendere in considerazione i due caporali La Russa e Gasparri, rimasti nelle file del PdL , con le loro performance delle ultime ore sui media, in relazione alle manifestazioni di piazza. Gasparri è arrivato a teorizzare l'arresto preventivo dei facinorosi. Evidente retaggio di una cultura fascista mai abiurata, ha fatto poi seguire un pessimo appello: "mamme non mandate i vostri figli nelle piazze dove si intruppano con gli assassini", appello che è inutile commentare. La Russa ha dato il meglio di se stesso ad Annozero con una dimostrazione becera di autoritarismo che lascia senza parole. 

Ecco il merito di Fini à quello di avere completato un'opera incompiuta, separando le scorie fasciste dal corpo di una destra normale e lasciandole in dotazione a colui che, evidentemente, meglio interpreta gli autentici codici identificativi di quella destra che la storia ha già condannato pesantemente.

Nelle ultime ore ho appreso la notizia che il premier aziendalista ha intenzione , in un ennesimo gioco di prestidigitazione, di cambiare il nome a ciò che rimane del Popolo delle Libertà perché, a suo dire, non ha fatto sufficiente presa sul "pubblico". Quindi via con un nuovo nome e nuove promesse, in una rincorsa senza fine verso lo sfacelo del paese. Non si è fatto neppure mancare una accusa di "collusione di Fini con la magistratura", la quale, evidentemente, collude con tutti all'infuori che con lui. Ma chissà come mai.


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