Il governo di Tesi ed Antitesi: le leggi valgono per tutti?

par francesco latteri
giovedì 8 agosto 2013

I principi fondamentali della logica - non sto divagando ma andando dritto al nocciolo della questione - sono due, anzi tre:

  1. Il principio di identità A=A;
  2. Quello di non contraddizione A#non A;
  3. Non esistono altri principi (principio del terzo escluso).

Se dunque parliamo di principi, tesi ed antitesi non sono né sintetizzabili né cumulabili, perché la posizione dell'una è la negazione dell'altra e viceversa. O si sostiene l'antichissimo principio che il governo spetti alle leggi e che queste valgano per tutti, già sostenuto tanto dai Sofisti, quanto dallo stesso Platone nei bellissimi "Nòmoi"; o si sostiene il principio tirannico per il quale il cunctator, il tiranno appunto, sia legibus solutus, perché legge a sé, come sostenuto da Machiavelli in quel vademecum del dittatorello che è "Il Principe".

Quest'ultimo principio è stato sostenuto anche da molti - purtroppo anche nel nostro Paese - che in quartieri ad alta densità malavitosa sono insorti contro le forze dell'ordine a sostegno del boss locale che, proprio in nome della legge e contro il principio del legibus solutus, veniva arrestato. O si sta con il tiranno o con le leggi.

La rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica ed il Governo Letta da lui voluto, basano sull'equivoco di fondo che la nota trasversalità economico-politica alla cui ombra hanno prosperato molteplici inciuci, equivoci e malaffari, potesse alla fine aggirare anche o vanificare del tutto le questioni reali ultime, quelle di principio.

Vanno condannati un Corona, un Lele Mora, un Emilio Fede, una Nìcole Minetti ed un altro no, perché in quanto tiranno è legibus solutus? Oppure le leggi valgono per tutti e quindi va condannato anche lui?

Siamo con le leggi o con il boss di quartiere, perché è questa la questione ed è stata innalzata a livello nazionale ed a questione prima. E qui non ci si può nascondere dietro teorismi vani che tentano di aprire nuovi pseudo orizzonti giuridici sul principio nuovo ed inaudito per il quale una, certo discutibile intervista, annulli una sentenza, come fa notare una bella vignetta di Repubblica.

E non basta certo una poltrona di Presidente della Repubblica o di Presidente del Consiglio per eludere la questione, perché anzi, semmai proprio quella poltrona comporta ed impone con decisione ed apertamente una discesa in campo senza tergiversazioni e tentennamenti.

 

Foto: Augusto de Luca/Flickr


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