Il golpe e i bimbiminkia: il M5S torna ad occupare la Camera

par Daniel di Schuler
venerdì 12 aprile 2013

In questi anni è avvenuto un golpe strisciante, ha detto Beppe Grillo qualche giorno or sono. Ha in questo, perfettamente ragione.

Un doppio golpe, anzi: uno generalizzato a tutto l’occidente e l’altro nostro peculiare.

Un po’ ovunque i governi hanno sottratto ai parlamenti una parte della funzione legislativa. Troppe leggi, non solo in Italia, cominciano la loro vita come decreti, spesso con caratteri d’urgenza, o sono comunque, d’iniziativa governativa; ai parlamenti, ormai, è lasciato solo il compito di approvarle, sovente senza un vero dibattito, o la possibilità di modificarle in modo significativo.

Una somma di fattori ha reso questo fenomeno tanto più grave nel nostro paese. La presenza di partiti, emanazione di un singolo e l’introduzione del voto di fiducia palese, prima di altri. Il presidente del Consiglio, quando controlla il partito di maggioranza, ha così poteri quasi dittatoriali. Padrone del destino politico dei parlamentari può costringerli a votare, letteralmente, di tutto; anche che Ruby Rubacuori è la nipote di Mubarak, per capirci. 

Una situazione cui siamo andati incontro introducendo, con ingiustificabile leggerezze, elementi di presidenzialismo in un sistema di controlli previsto per il più puro dei parlamentarismi. Un attentato contro la Costituzione compiuto mentre una propaganda martellante convinceva i cittadini che fossero bastate poche norme frettolosamente approvate per fare un Premier del presidente del Consiglio (e il nostro pessimo giornalismo ha fatto sinonimi dei due termini); che fosse diventato il Governo, il cuore della nostra democrazia; che compito suo fosse fare le leggi e non, semplicemente, gestire la contingenza nel quadro delle leggi esistenti.

Restituire al Parlamento il suo ruolo centrale, riportare la nostra democrazia dentro l’alveo previsto dalla Costituzione, è il più nobile degli scopi. Lasciando da parte le preoccupazioni “filosofiche”, dovrebbe essere evidente, dopo decenni di sempre più furioso legiferare governativo, che la qualità di un sistema politico non si misura dalla quantità di grida manzoniane pubblicate dalla sua gazzetta ufficiale. Le leggi, anzi, dovrebbero essere relativamente poche, approvate solo dopo un esaustivo dibattitto, ed essere condivise, nei loro scopi prima che nella loro lettera, da un’ampia maggioranza della popolazione. Quale posto migliore del parlamento, con i suoi tempi certo non brevi, per dibatterle?

Non ho mai sopportato Andreotti. Non penso che a pensare male si abbia ragione. Voglio credere che Grillo ed i suoi abbiano le migliori intenzioni. Se è così, se davvero vogliono restituire un senso compiuto alla nostra Costituzione, stanno però sbagliando tutto. Anziché occupare il Parlamento (che sia o no tecnicamente un’occupazione quel che sta avvenendo nella sala del mappamondo è del tutto irrilevante) o lasciarsi andare a comportamenti e lessici adolescenziali, dovrebbero collaborare alla formazione di un governo che si limiti a governare, esigendo che tutta l’attività legislativa torni ad essere compito del parlamento. Non dovrebbero fare nulla di eccezionale, per arrivare a questo scopo. Basterebbe loro negare “programmaticamente” il proprio voto alla trasformazione in legge di qualunque decreto governativo che non sia davvero e drammaticamente urgente.

Mentre i progetti di legge presentati dai suoi esponenti si contano ancora sulla punta delle dita, mi chiedo piuttosto se il M5S abbia un personale politico all’altezza di un simile compito.

Per fare dire di sì al capo, già lo abbiamo visto, bastano dei giullari e delle ballerine; per fare un gran baccano, lo stiamo vedendo in questi giorni, è sufficiente comportarsi come “bimbiminkia in gita”.

Per far funzionare come dovrebbe un parlamento… beh, servono i parlamentari.


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